RIDERS ON THE STORM: la caccia selvaggia
Buongiorno a tutti e tutte!
Il titolo di questo post vi lascia perplessi? Non avete la più pallida idea di quale sia il tema di oggi? Non preoccupatevi, vi capisco… diciamo che non è proprio un argomento da bar.
Partiamo dalla cosa più semplice: riconoscete il titolo della canzone dei Doors? Sì? Bene, allora possiamo procedere. O meglio, possiamo tornare indietro… all’origine di questa storia.
Per chi non lo sapesse, la sottoscritta ha frequentato il liceo linguistico Simone Weil di Treviglio (BG), dove si è diplomata un paio di anni fa. Eh sì, questo è stato il tema della mia tesina. Non esistono più le tesine, vero? Peccato, prepararle era una figata. O almeno la mia lo è stata.
Ancora tutto buio sul tema? Faccio un po’ di luce, promesso.
La genesi di questo lavoro risale a una serie TV che ho seguito con interesse per alcuni anni, ovvero Teen Wolf: teen drama con protagonisti adolescenti licantropi e altre creature sovrannaturali, nemici a bizzeffe, qualche morto e il mondo da salvare. Nulla di trascendentale. Nella prima parte della sesta stagione, però, sono comparsi degli antagonisti alquanto singolari… La cosiddetta Wild Hunt, la Caccia Selvaggia. Incuriosita da queste figure ho fatto qualche ricerca… e sbam, ho scoperto che la Caccia è parte delle leggende tradizionali degli Stati di mezza Europa e non solo: si parla di Chasse Arthur, Chasse Fantastique e Mesnie Hellequin in Francia, di Gabriel’s Hounds in UK, di Caccia Morta nel nord Italia, di Ghost Riders in USA…
Questi personaggi mitologici sono stati ripresi anche in numerosissime opere letterarie, in dipinti, film, canzoni e videogiochi: oltre ai sopracitati Teen Wolf e Doors, ricordiamo letterati del calibro di Béquer e Wordsworth, di scrittori italiani come Boccaccio e Pirandello, ma anche opere contemporanee come la saga Shadowhunters di Cassandra Clare e i videogiochi The Elder Scrolls.
Per darvi qualche informazione in più vi riporto l’introduzione della mia tesina.
La Caccia Selvaggia è un tema mitologico e folcloristico originario dell’Europa centro-settentrionale, che si è diffuso, nel corso dei secoli, in molteplici Paesi “occidentali”, con varianti e infinite sfumature.
La struttura narrativa è simile per tutte le versioni del mito: un corteo notturno di esseri sovrannaturali attraversa il cielo (o il terreno), mentre è intento in una furiosa battuta di caccia. Entrano poi in gioco anime perdute, anime rubate, morti violente, ricchezze depredate, assassinii, crudeltà, onore, sangue…
Il mito, misterioso, affascinante, oscuro e a tratti inquietante, ha esercitato la sua attraente magia anche sulle menti di molti autori contemporanei, che non hanno potuto evitare di inserirlo nelle loro storie e nei loro racconti. Queste versioni dei secoli XIX e XX sono forse meno veritiere di quelle del Medioevo? O può un mito evolversi con la società, senza, per questo, perdere il suo valore? Insomma, la Caccia è anime perdute, anime rubate, morti violente, ricchezze depredate, assassini, crudeltà, onore, sangue… Ma anche fate, dei malvagi, pistole, fumi verdi e stazioni dei treni?
A ogni versione le sue peculiarità, e, soprattutto, a ogni versione il suo capo.
Lasciamo decidere alla Caccia la verità sulla Caccia.
Curiosi di scoprire altro? Potete trovare una presentazione completa del tema, con indice degli argomenti trattati e bibliografia QUI.
Come credo sia ovvio, amo leggere e mi piaciucchia anche scrivere 😉
Per questa ragione ho deciso (correndo un rischio non indifferente) di impostare la mia tesina in modo piuttosto stravagante: niente mini-saggio sul tema scelto, bensì un vero e proprio racconto (in quattro lingue) sulla Caccia Selvaggia… un racconto in cui i protagonisti della Wild Hunt si sfidano per decretare il vero e unico capo di questo gruppo di esseri sovrannaturali.
Vi lascio l’inizio del racconto, consigliandovi poi di proseguire QUI la lettura.
<< Io sono il prossimo >> sussurra Stiles, lo sguardo fisso davanti a sé, lo sguardo fisso su un padre che non lo riconosce più.
Stiles si volta e inizia a correre, prova ad allontanarsi da quella famiglia e da quegli amici per i quali ora non è altro che un perfetto sconosciuto.
Esce dal corridoio della scuola e si ritrova fuori, nel cortile, dove la tempesta gli appare imminente: il vento solleva le foglie secche, i rami più alti degli alberi sbattono violentemente contro le finestre dell’edificio, l’allarme della sua Jeep nel parcheggio suona all’impazzata.
Lydia spunta dalla porta della scuola: << Stiles! >> grida spaventata.
<< Lydia, Lydia! Ferma, o prenderanno anche te! >>
Ma Lydia non si ferma, lo raggiunge e gli stringe la mano.
<< Che succede? Non capisco… >>
Rumore di zoccoli. Clap clap. Il clap clap più inquietante che lui abbia mai sentito in vita sua. Cavalli. La Caccia sta arrivando. Stiles sente i nitriti, percepisce il respiro pesante dei cavalli farsi sempre più vicino.
<< La Caccia, Lydia, sta arrivando! >>
Corre. Corre disperato, trascinandosi dietro Lydia. Sono sempre più vicini. Stiles si guarda alle spalle e vede una figura scura avvicinarsi.
<< Sono qui!>> urla.
<< Io non li vedo… >> Lydia sta quasi piangendo.
<< Vuol dire che non ti prenderanno: sono qui solo per me. Tu sarai al sicuro. >>
Continuano a correre. Inizia il temporale: cadono fulmini e il vento soffia impetuoso. Ancora, però, non piove.
Stiles è in trappola: un cacciatore lo aspetta alla fine del viale e un altro gli sta alle spalle.
Stiles si ferma e li fissa: i volti sono difficili da definire, parzialmente nascosti dal largo cappello sgualcito, ma il loro volto pare antico, rovinato dagli anni, la pelle scura, quasi grigiastra, raggrinzita, e le labbra… sono cucite, con del filo. Non parlano, si limitano a osservarlo dall’altro dei loro destrieri. Stiles non riesce a vedere i loro occhi.
<< Lydia, è finita. Mi cancelleranno… Solo, ti prego, ricordati… Ricordati che ti amo. >>
Un cacciatore punta Stiles con la sua pistola e spara: Stiles scompare in una nuvola di fumo verdastro.
Riapre gli occhi, confuso, si guarda intorno, cercando di definire in che luogo lo abbiano portato: è la sala d’attesa di una stazione ferroviaria.
<< Signori, signori, vi prego, fermate questo scempio. I miei poveri occhi, le mie povere orecchie, la mia povera anima… Tutto di me sta piangendo sangue osservando come state ingiustamente e orrendamente cercando di rappresentarci. >>
<< Oddio! Ma tu chi sei?! >> chiede sconcertato il regista, alla vista della strana figura che ha commentato la scena appena girata.
Poco fuori l’inquadratura delle videocamere, la luce della luna scintilla sulle briglie argentate di tre cavalli, su ognuno dei quali monta un cavaliere senza sella.
Volete sapere come va a finire? Chi vince la sfida? Leggete QUI il testo completo e fatemi sapere cosa ne pensate.
(La formattazione era migliore nella versione originale, ma purtroppo Drive mi impone alcune modifiche… vi consiglio di scaricare i file e guardarli direttamente da Word se preferite.)