RECENSIONE: Will ti presento Will di John Green e David Levithan
TITOLO: Will ti presento Will
AUTORE: John Green e David Levithan
EDITORE: Piemme
PAGINE: 336
TRAMA:
Una sera, nel più improbabile angolo di Chicago, due ragazzi di nome Will Grayson si incontrano. Will e Will non potrebbero essere più diversi, ma dal momento in cui i loro mondi collidono, le loro vite, già piuttosto complicate, prendono direzioni inaspettate, portandoli a scoprire cose completamente nuove sull’amicizia, l’amore e, soprattutto, su loro stessi.
N.B. Io ho letto il libro in inglese: consiglio a tutti la lettura in lingua originale, perché la traduzione fatica molto a rendere la “frizzantezza” della penna di John Green.
RECENSIONE
John e David formano una coppia eccezionale: i due Will sono completamente opposti e complementari, ma contemporaneamente simili e vicini l’uno all’altro.
Il romanzo racconta in parallelo le vite di due Will Grayson, che d’ora in avanti chiamerò Will 1 e Will 2.
Will 1 (presentato da John Green) ha due genitori modello, un’amica di nome Jane della quale potrebbe o meno essere innamorato, e un migliore amico enorme e omosessuale, Tiny.
“Penso a quanto sia importante un migliore amico. Quando ti svegli la mattina e metti le gambe fuori dal letto e appoggi i piedi per terra e ti alzi in piedi. Non è che ti avvicini al bordo del letto e guardi giù per assicurarti che il pavimento sia ancora lì. Il pavimento c’è sempre.”
Will 2 (raccontato da David Levithan) può essere descritto con un unico, semplice aggettivo: depresso. Estremamente depresso. Insomma sta solo aspettando il momento giusto per suicidarsi. Will 2 ha una mamma troppo invadente e un’amica che detesta, Maura.
Nessuno dei due Will è davvero felice, sono entrambi intrappolati in una situazione della quale non sono soddisfatti.
Poi si incontrano per caso… e boom, ecco la rinascita, iniziano a vivere.
Dopo un momento da incubo (e voglie omicide) per Will 2 si chiude una porta e si apre un portone: grazie a Will 1 conosce Tiny. Eccentrico, esagerato, invadente, un po’ egocentrico, amante della musica e dello spettacolo, bisognoso di amore e pronto a elargirne… Tiny è il ragazzo che Will ha sempre sognato, il ragazzo che potrebbe capirlo, aiutarlo e dargli speranza.
“Tiny Cooper is not the world’s gayest person, and he is not the world’s largest person, but I believe he may be the world’s largest person who is really, really gay, and also the world’s gayest person who is really, really large.”
“Tu hai un cuore, Will. E ogni tanto lo lasci intravedere anche agli altri. Io vedo questo in te. E vedo anche che hai bisogno di me.”
Adoro, veramente, adoro l’abilità di John Green di aggiungere sempre un pizzico di profonda e affascinantissima “filosofia”: qui si tratta del paradosso del gatto di Schrödinger (in versione alquanto semplificata e un po’ traslata).
“Metti un gatto in una scatola chiusa con un po’ di roba radioattiva che potrebbe o non potrebbe – dipende dalla posizione delle sue particelle subatomiche – attivare un rilevatore di radiazione che muoverebbe un martelletto che rilascia veleno nella scatola e uccide il gatto.”
Il quesito sul gatto nella scatola tormenta Will 1 e Jane per quasi tutto il libro… Io lo vedo bene applicato a tutti i personaggi del romanzo (con una mia personale interpretazione): ne vale la pena? E questo “ne” lo riferisco a qualunque aspetto della vita, a qualunque sfida: alla ragazza o al ragazzo di cui siamo innamorati, al sogno che abbiamo nel cassetto, a difficoltà che dovremo affrontare e ad avventure di cui non possiamo prevedere l’esito… ne vale la pena? Vale la pensa rischiare?
“Per chi ti svegli alle cinque e quarantatré del mattino anche se non sai neanche perché ha bisogno di te?”
Alla fine entrambi i Will avranno la loro illuminazione: chi nella vita aspetta il momento giusto, potrebbe aspettare per sempre.
Il modo diverso dei due protagonisti di relazionarsi con il mondo è interessantissimo e curioso, perché, sebbene differenti tra loro, intraprendono un simile percorso di crescita e diventano più grandi e coraggiosi “insieme”.
Nel libro vengono alternati perfettamente i tipici dialoghi adolescenziali un po’ sciocchi a frasi geniali, riflessive, profonde e contemporaneamente in grado di rubare un sorriso.
“When I was little, my dad used to tell me, “Will, you can pick your friends, and you can pick your nose, but you can’t pick your friend’s nose.”
– Will 1
“Sono costantemente indeciso tra suicidarmi e uccidere tutti intorno a me.”
– Will 2
Quando i primi pensieri dei due protagonisti sono questi, come si fa a non immergersi tra le pagine? Come si fa a non sedersi su una poltrona e leggere tutto d’un fiato il romanzo? Questo libro è super coinvolgente. Una pagina tira l’altra. E tra le righe compare timidamente un meraviglioso messaggio: la diversità non è un difetto. La diversità è il miglior pregio umano. Chi è diverso non è sbagliato, chi è diverso, strano, fuori dal comune potrebbe essere incredibile.
Trovo brillante l’idea di David Levithan di eliminare le maiuscole nel racconto di Will 2. È talmente depresso che ormai nulla per lui ha più importanza: perché bisognerebbe dare maggiore peso ad alcune lettere? Un ragionamento che calza a pennello.
Se mi doveste chiedere quale Will preferisco, non saprei cosa rispondervi. Sono entrambi due diamanti ben lavorati. Diamanti… sono due pietruzze che diventano diamanti.
Di Will 1 ho seguito con passione i ragionamenti contorti che fa per spiegare la sua “forse attrazione” nei confronti di Jane, mentre di Will 2 i punti vincenti sono l’ironia pessima e la sarcastica autocommiserazione.
Se proprio dovessi trovare delle pecche al libro… Avrei voluto un finale un po’ più dettagliato, che spiegasse meglio cosa sarebbe poi successo ai personaggi; magari avrei dedicato un paio di parole in più alla relazione tra Will 2 e Maura; e sicuramente mi avrebbe fatto piacere una maggiore love story tra Jane e Will 1
Insomma questo libro è frutto di una collaborazione sensazionale. Una ricetta ben studiata. Un piatto realizzato accuratamente, in grado di soddisfare il palato dei lettori. Lo consiglio più che vivamente. È assicurata una buona dose di risate e di occhiatacce da chi vi osserva leggere.
Conoscete John Green? Avete già letto questo libro?