RECENSIONE: Un battito negli abissi di Antonella Tafanelli
TITOLO: Un battito negli abissi
AUTRICE: Antonella Tafanelli
EDITORE: La strada per Babilonia
PAGINE: 114
TRAMA:
Protagoniste assolute di questo libro sono la speranza e la voglia di ricominciare. Margherita subisce violenze fisiche e psicologiche, un amore malato, a causa del quale si annulla completamente. Grazie alla sua forza, alla vicinanza dei suoi amici e della sua famiglia comincia a riemergere dagli abissi, ma ci sono ferite profonde, difficili da rimarginare. Nella sua vita entrerà però una persona, che cercherà di scavalcare quei muri che Margherita ha edificato. Dovrà scontrarsi con i fantasmi del suo passato, con le sue paure, e con la sua voglia di indipendenza. Un romanzo di speranza, di grinta nei confronti della vita, un romanzo che mette in luce la violenza domestica e vuole dire basta.
RECENSIONE
Prima di tutto vorrei ringraziare la CE La strada per Babilonia per avermi regalato questo libro.
Poi, però, purtroppo, devo ammettere di essere rimasta un po’ delusa dall’opera nell’insieme. Di questa CE avevo già letto Oltrebosco di Lorenzo Bosisio (QUI la recensione) ed ero rimasta piacevolmente colpita sia dallo stile dell’autore che dalla cura del prodotto. In Un battito negli abissi, invece, non ho ritrovato né la stessa abilità né la stessa attenzione. Ma partiamo dall’inizio del libro e procediamo per gradi, che ne dite?
La protagonista, Margherita, è una donna 37enne divorziata da due anni, dopo 16 infernali anni di matrimonio con un uomo ingiusto e violento. Margherita è stata ferita nel corpo e nello spirito e sta ora, piano piano e con l’aiuto di amici e parenti, superando il drammatico periodo trascorso con il marito. Il libro si concentra, sostanzialmente, sulla sua relazione con Marco, un uomo che finalmente riesce a farle tornare il sorriso e a farla sentire sicura e amata.
L’idea è sicuramente eccezionale e il tema affrontato (il superamento di un trauma) è delicato e difficile. Secondo me l’autrice è riuscita nel suo intento solo in parte: in alcune situazioni la protagonista rappresenta alla perfezione la sua condizione di instabilità emotiva, con pianti, cambi di decisione improvvisi, dubbi e incubi; in altri momenti, tuttavia, il velo grigio di dolore che dovrebbe accompagnarla svanisce in modo molto innaturale e ingiustificato, cosa che mi ha lasciata piuttosto perplessa. Margherita è troppo sicura di sé quando conosce Marco, è troppo poco preoccupata, è troppo allegra, troppo sbarazzina, troppo vogliosa di saltargli addosso. Insomma, non ha paura. E invece dovrebbe averne, almeno stando a quanto dice lei.
Non so se questa contraddittorietà sia voluta o meno, ma a me non è piaciuta. Non mi è arrivata l’anima di Margherita, è rimasta piatta e superficiale, non sono riuscita a empatizzare con lei (da un libro del genere mi sarei aspettata, al contrario, grandi emozioni).
Per quanto riguarda lo stile ho preferito di gran lunga le riflessioni interiori di Margherita alla parte narrativa: la testa della protagonista è ricca di pensieri infiniti, un po’ sconclusionati, non sempre condivisibili, però certamente affascinanti; nelle parti narrative, invece, ho notato una certa debolezza. Gli eventi sono elencati a mo’ di lista della spese, senza riuscire a creare un mondo e a descriverlo. In generale posso dire che Antonella Tafanelli scrive esattamente come parlerebbe una persona normale, senza tuttavia riuscire a trasmettere una sensazione di verità, realismo e intensità.
Come ultimo punto vorrei sottolineare che ho trovato qualche errore nella struttura di diverse frasi (virgole dove non sarebbero servite, periodi sconclusionati etc) e che, per questo, ho dovuto rileggere alcune righe più volte.
Conclusione? Un vero peccato, perché sarebbe potuto essere un capolavoro e invece funziona solo a metà. Peccato, peccato.
Conoscete l’autrice? Che ne pensate?
ALEX
autori emergenti, donne, Femminismo, recensione, violenza di genere