RECENSIONE: Semplice di Giorgio Terruzzi
TITOLO: Semplice
AUTORE: Giorgio Terruzzi
EDITORE: Rizzoli
PAGINE: 268
TRAMA:
Semplice. Come il gioco. Come l’amicizia. Ci sono persone che restano con noi anche quando se ne sono andate, e a volte basta un gesto minimo, tuo figlio che si sfiora le labbra con un dito mentre gioca, per ricordarti che non sei mai riuscito ad archiviarne il ricordo. È quello che succede a Luciano: il pensiero corre subito ad Alex, il suo capitano di vent’anni prima. Stesso campo, stesso amore, il rugby. Alex, forte, generoso, cuore della squadra e mattatore dello spogliatoio, Alex, il campione che li aveva abbandonati troppo presto. Sei amici, fratelli in campo e nella vita. Sembravano indivisibili. Invece erano rimasti in cinque e avevano finito col perdersi. Oggi, superati i quarant’anni, a unirli c’è una ferita che non si è mai fatta cicatrice. Ma quando il passato torna a presentare il conto con quella che sembra una strana convocazione, è come se l’amicizia che li legava da ragazzi non si fosse mai spenta.
RECENSIONE
Ho iniziato a leggere Semplice senza sapere pressochè nulla della trama, ma fin dalle prime righe questo libro ha catturato la mia attenzione. Credo che le prime cinque pagine siano proprio le mie preferite: Alex, Luciano, Diego, Mario, Tommaso e Angelo… sei compagni di squadra, sei amici, sei fratelli che corrono perfettamente sincronizzati, un’unica macchia rossa che si avvicina sempre più velocemente…
Alex, Luciano, Diego, Tommaso, Mario e Angelo si conoscono fin da quando, poco più che bambini, hanno iniziato a giocare nella Rugby Milano, e nel corso degli anni l’intesa in campo è cresciuta di pari passo con la loro amicizia nella vita di tutti i giorni.
Felice. Mi sono messo a cercare una definizione. Pienezza? Luce? Stavo cercando le parole e mi sono reso conto che potevo usare me stesso come esempio. Sono ricchissimo, Franco, e lo sono qui. Con quei deficienti sempre in mezzo, questo posto dove sto da dio, il mio coach preferito, la mia bella ragazza, il treno che parte da Lambrate e che passa lungo il campo. Non mi serve altro, non mi frega niente di guadagnare di più. È raro avere così tanto, ogni cosa al posto giusto. Ho paura che, se me ne vado, se sposto un sostegno, crolli tutto.
Semplice ci racconta proprio l’evolversi di questa amicizia da un punto di vista privilegiato, ovvero quello di Franco, l’allenatore che per molti anni li ha seguiti dentro e fuori dal campo. Mi è piaciuto molto Franco come narratore della storia: ho adorato il suo modo paterno di aiutare, sostenere e guidare i suoi prediletti nel loro percorso di crescita come giocatori e, soprattutto, come uomini: Franco è sempre pronto a elargire preziose perle di saggezza, ad ascoltare i loro fiumi di parole, a offrire una spalla su cui piangere, ma anche a regalare sinceri sorrisi di incoraggiamento.
Franco, oltre a essere allenatore, ufficialmente lavora come meccanico, però la sua vera passione è la cucina, tanto è vero che ha aperto (illegalmente) nella sua officina una piccola “taverna” in cui conoscenti e amici si riuniscono per gustare strepitose prelibatezze e divertirsi insieme; inutile dire che la taverna di Franco è il quartiere generale della banda, il luogo in cui i sei amici preferiscono ritrovarsi sia quando hanno bisogno di confrontarsi, sia quando hanno voglia di ridere allegramente… Insomma, qualche litro in eccesso di birra è ottimo per ogni occasione. Ciascuno dei sei ragazzi ha un rapporto personale e speciale con Franco e ho apprezzato in particolare la capacità di quest’ultimo di comprendere le necessità di ciascuno di loro in ogni momento della loro vita, all’età di 18 anni, ma anche (e soprattutto, direi) all’età di 40, quando i dolorosi ricordi del passato ritornano a galla.
Di cosa sto parlando? Della morte di Alex. Fin dalle prime pagine si capisce che il capitano del Rugby Milano è scomparso precocemente a causa di un incidente. Alex non era solo il capitano della squadra, era molto di più: era il cuore del gruppo, era la fiamma sempre accesa che aiutava i compagni a risplendere, era la benzina necessaria per il funzionamento del motore, era il collante che permetteva ai suoi compagni di rimanere uniti. La sua morte è un fulmine a ciel sereno, un evento che sconvolge le vite di tutti, che porta i suoi amici a cambiare e ad allontanarsi. Eppure Alex è quel genere di persona che lascia una traccia indelebile, non importa quanti anni passino, la sua luce continua a risplendere anche a distanza di decenni. Ed è proprio Alex che ancora una volta andrà a recuperare i suoi amici e a salvarli, a farli uscire dal guscio in cui da soli si erano rinchiusi, a farli sbocciare nuovamente e a farli ritornare i ragazzini casinisti che erano un tempo.
Perché proprio Alex? Ce lo chiediamo da quando è successo. Perché lui? Io lo so perché. Perché era troppo. Così ce l’hanno portato via.
Personalmente ho apprezzato di più la prima parte del romanzo, ovvero quando la storia si concentra maggiormente sul passato, sulla relazione tra i sei protagonisti da giovani… forse perché mi sono sentita più vicina a loro, per via della mia giovane età. Non dico che la seconda parte non mi sia piaciuta affatto, però l’ho trovata più lenta e meno interessante rispetto alla prima, anche se, ovviamente, mi rendo conto che è proprio in questa seconda parte che comprendiamo realmente il valore della figura di Alex per i suoi amici.
Per quanto riguardo lo stile di scrittura, si nota che l’autore è un giornalista: troviamo frasi molto brevi e spezzate da numerosi punti… So bene che è uno stile un po’ particolare e forse non amato da tutti, ma io l’ho trovato adatto alla storia.
Semplice è una storia di amicizia e di formazione: incontriamo sei ragazzi che giorno dopo giorno crescono insieme, imparando a rispettarsi e a volersi bene, a esserci sempre l’uno per l’altro, a sopportarsi e a supportarsi indipendentemente da tutti gli ostacoli che la vita mette loro davanti.
Consigliato a chi è ancora giovane e anche a chi non lo è più.
Cosa ne pensate? Vi ispira?
Giorgio Luca Maria Terruzzi
Grazie. Un onore