RECENSIONE: Red, White & Royal Blue di Casey McQuiston
TITOLO: Red, White & Royal Blue
AUTRICE: Casey McQuiston
PAGINE: 425
TRAMA:
What happens when America’s First Son falls in love with the Prince of Wales?
When his mother became President, Alex Claremont-Diaz was promptly cast as the American equivalent of a young royal. Handsome, charismatic, genius—his image is pure millennial-marketing gold for the White House. There’s only one problem: Alex has a beef with the actual prince, Henry, across the pond. And when the tabloids get hold of a photo involving an Alex-Henry altercation, U.S./British relations take a turn for the worse.
Heads of family, state, and other handlers devise a plan for damage control: staging a truce between the two rivals. What at first begins as a fake, Instragramable friendship grows deeper, and more dangerous, than either Alex or Henry could have imagined. Soon Alex finds himself hurtling into a secret romance with a surprisingly unstuffy Henry that could derail the campaign and upend two nations and begs the question: Can love save the world after all? Where do we find the courage, and the power, to be the people we are meant to be? And how can we learn to let our true colors shine through? Casey McQuiston’s Red, White & Royal Blue proves: true love isn’t always diplomatic.
RECENSIONE
Questo libro ha tutte le carte in regola per essere un ottimo romance, eppure qualcosa non mi ha convinta. Non che sia brutto – non lo è affatto, anzi, è molto carino – ma non mi ha conquistata a pieno. Forse perché mette insieme fin troppi elementi: una relazione enemies to lovers, la scoperta dalla propria sessualità, la politica internazionale… Ecco, sì, forse è proprio quest’ultimo punto ad avermi lasciato un po’ perplessa. Ma andiamo con ordine.
Alex Claremont-Diaz è il figlio della prima presidente donna degli Stati Uniti d’America: è un “First Son” praticamente perfetto, intelligente, simpatico, super millennial… un ragazzo d’oro e un ottimo strumento di marketing per la Casa Bianca. D’altra parte lui stesso sogna di entrare in politica – come sua madre, suo padre (senatore) e Rafael Luna, un deputato indipendente, latino e omosessuale che in pratica è il suo idolo – e quindi quale migliore occasione che fare campagna per la rielezione della madre?
Dall’altra parte dell’oceano vive invece un ragazzo altrettanto brillante e in vista, un ragazzo che però la fama e la politica preferirebbe tenerle molto lontane da sé: si tratta di Henry, nipote della regina d’Inghilterra e principe del Regno Unito. La sua volontà tuttavia conta poco, perché c’è in gioco l’immagine pubblica della famiglia reale, immagine che lui deve assolutamente contribuire a rinsaldare dopo alcuni scandali.
I due ragazzi si odiano più o meno a prima vista, ma come in ogni enemies to lovers che si rispetti i protagonisti ben presto scoprono di andare molto più d’accordo del previsto… A questa trama romance si aggiunge una complicazione: i due devono mantenere segreta la loro relazione, per non incidere negativamente sul lavoro delle rispettive famiglie.
La componente romance è la parte vincente del romanzo, a mio avviso. La relazione tra Alex e Henry, esplorata tramite messaggi a distanza, lunghe chiamate notturne, incontri fugaci e tantissimi scambi di email, combina perfettamente un lato più piccante con l’approfondimento delle emozioni dei ragazzi: entrambi i protagonisti sono personaggi ben strutturati, che sanno colpire al cuore il lettore con le loro fragilità, le loro aspirazioni personali, la fiducia che imparano a riporre l’uno nell’altro. In particolare mi sono piaciute molto le mail chilometriche che i due si mandano agli orari più improbabili, in cui usano nomignoli tra il mieloso e il ti-sto-prendendo-per-i-fondelli e fanno citazioni letterarie altrettanto strampalate. Insomma, questi sono i momenti in cui riescono a mettersi più a nudo e a parlarsi davvero a cuore aperto.
Mi ha invece convinta meno il background politico della storia. Nel libro le elezioni del 2016 non sono state vinte da Trump, ma da una donna democratica – la madre di Alex, per l’appunto – che ora sta cercando la ri-elezione contro un repubblicano particolarmente viscido e pronto a giocare sporco… Nel Regno Unito invece la matriarca della famiglia reale – la nonna-regina tutta d’un pezzo – guida l’intero Palazzo con un pugno di ferro che non prevede sconti per nessuno, tantomeno per i nipoti. Per quanto potenzialmente interessante, questo mondo alternativo, questo what if storico-politico secondo me ha aggiunto troppi ingredienti al piatto e l’ha reso più confusionario. Ci sono poi dei dettagli più riusciti e realistici – come i vari sotterfugi messi in campo per vincere le elezioni presidenziali – e altri meno – in primis le interazioni tra i membri della famiglia reale. Ho avuto l’impressione che l’autrice si sia informata poco sulla struttura e i ruoli della casa reale britannica, mancanza che l’ha portata a inserire molti stereotipi e veri e propri errori nel romanzo. È pur sempre vero che si tratta di fiction e non di un documentario… quindi ciò che non è piaciuto a me potrebbe ben piacere ad altri. Così come prettamente personale è il mio giudizio negativo sulla scelta di usare una terza persona per la narrazione: in questo tipo di storia, avrei preferito un pov in prima persona, più parziale, ma anche più immersivo.
In poche parole? Carino, ma non memorabile. Non credo che in futuro lo rileggerò.