RECENSIONE: Molla e i Saltasassi di Rafael Estrada (traduzione di Alice Croce Ortega)
TITOLO: Molla e i Saltasassi
AUTORE: Rafael Estrada
TRADUTTRICE: Alice Croce Ortega
PAGINE: 43
TRAMA:
Vi ho mai raccontato la storia di Molla?
Molla era un bambino con il naso da topo, lo sguardo sognante e i capelli da porcospino. Credeva di poter fare qualunque cosa gli venisse in mente, tanto era buono ed innocente.
—Mi piacerebbe saper saltare come i saltasassi —disse un giorno, quasi senza sapere perché, abbastanza forte da essere sentito da tutti. Sua madre, Balestra, sorrise come fanno le mamme; Elastico, suo padre, tossì come fanno i papà; e il nonno mosse il capo su e giù. Balestra conosceva più di chiunque altro la tendenza di Molla ad immaginare cose impossibili, e mentre gli pettinava gli indomabili capelli, con tutta la pazienza di una madre, gli chiese: —Che pazzia è questa di sognare di saltare, come se non avessimo i saltasassi?
—Ma mamma, ti assicuro che non è una pazzia! Sono sicuro che con un po’ di esercizio ci si potrebbe riuscire.
—Figlio mio, ti rendi conto che sarebbe come dire che annaffiandoti tutti i giorni, prima o poi comincerai a fare fiori e frutti?
Molla la guardò di sghimbescio e arricciò il naso, sforzandosi di capire quello che sua madre voleva dirgli. Poi, con un sorriso, le rispose: —Tu lo sai che non è la stessa cosa, mamma…
Nemmeno per un momento pensò di mettersi a discutere con suo figlio, perché sapeva quanto potesse essere ostinato. E così continuò a pettinarlo guardando verso la finestra, forse nella speranza che da lì potesse giungere qualche risposta. Poiché così non fu, si strinse nelle spalle rinunciando a domare sia Molla che i suoi ciuffi ribelli.
—Coraggio, tesoro —gli disse, —fai colazione.
Tutto questo succedeva durante una mattina soleggiata, quando l’inverno cominciava già ad accomiatarsi dalla Pietraia. L’erba si lasciava cadere ora da una parte, ora dall’altra, secondo il volere del vento.
RECENSIONE
Se in un’epoca non molto lontana dalla nostra ci svegliassimo e ci accorgessimo di vivere nel nulla e nel vuoto più totale, noi esseri umani cosa faremmo per rimediare a questo guaio mortale? Sicuramente non viviamo di solo pane che ci sazia o di sola acqua che ci disseta, ma ogni uomo per vivere ha bisogno di essenze spirituali quali l’amore, l’amicizia, la creatività, la fantasia, la curiosità, la speranza. Dovremmo assaporare spirito critico e di iniziativa, ma, ahimè, spesso questi concetti vengono usurati, usurpati e citati indebitamente. In particolare lo spirito critico non cresce sugli alberi, però, parafrasando questa metafora, si può coltivare nei piccoli fanciulli e durante la propria giovinezza. Nell’infanzia il senso critico si può alimentare mediante la lettura di favole o fiabe oppure con appositi laboratori di scrittura creativa, attraverso il role playing o il brainstorming, è molto utile l’uso di mappe concettuali e mentali.
La fiaba Molla e i Saltasassi scritta da Rafael Estrada, tradotta da Alice Croce Ortega, è un’esplosione di fantasia arricchita da apposite immagini illustrative che rendono il ritmo narrativo dinamico, divertente e coinvolgente.
Il protagonista, Molla, vorrebbe saltare senza l’aiuto dei saltassi; la missione è considerata impossibile da tutti, però questo genietto arde per le imprese impossibili e ama porsi obiettivi irraggiungibili: Molla era un bambino con il naso da topo, lo sguardo sognante e i capelli da porcospino. Credeva di poter fare qualunque cosa gli venisse in mente, tanto era buono ed innocente.
È una pubblicazione molta adatta per il biennio della scuola primaria giacché i bambini sono in fase preoperatoria, momento propedeutico a sviluppare la fantasia e l’immaginazione, soprattutto in questa fase della storia in cui la fanciullezza è sempre più mortificata dalla preponderante e invadente tecnologia pret-à-porter. La succitata fiaba racchiude una vicenda che invita le nuove generazioni a credere in loro stesse, nei loro sogni e nelle loro ambizioni. Molla ambisce e impara a saltare, si sforza per raggiungere questo obiettivo emarginandosi anche dal resto del gruppo classe.
Vi sono all’interno del tessuto narrativo varie figure individuate nelle favole dal linguista Vladimir Propp, come l’aiutante del protagonista, in questo caso il nonno di Molla, il quale raffigura la saggezza e il mito orale dei cantastorie; alcune figure non sono ben delineate e visibili nel testo, come ad esempio l’antagonista che in questo caso è il contesto in cui vive Molla e non è un personaggio in particolare. Ad un certo punto i dottori visiteranno il protagonista perché non lo considerano in salute mentale; in quei personaggi ho intravisto la cristallizzante razionalità degli adulti convinti di saper sempre tutto. Per quanto riguarda la scuola e l’insegnante, Colorina, possiamo tracciarvi tanti spunti di riflessione, in quanto il metodo di insegnamento di quest’ultima è dogmatico, nozionistico, insomma quel tipo di scuola che i nostri governi, pur mascherandosi dietro a una didattica innovativa e che incrementi le competenze, in realtà hanno propugnato e portato avanti scevra da reali chiavi che possano aprire le porte per l’acquisizione di competenze. In fondo Molla non accetta concetti precostituiti, vuole sentirsi capace lavorando sulla sua autostima e sul suo senso di autoefficacia.
Gli adulti dovrebbero imparare dai bambini, tanto è vero che Colorina stessa trarrà nuova linfa dalla sfida posta dal protagonista perché insegnare è anzitutto imparare, è sempre un’osmosi, un percorso a due vie, con due canali che si incontrano. L’autore ha ben compreso che senza nuove sfide e spirito di imprenditorialità il mondo rimane in un ottundimento che ci condurrà a una crisi esistenziale, un gap che grava già sulle nostre esperienze in questo controverso terzo millennio.