RECENSIONE: Mentre aspetto che ritorni di Nicola Accordino
TITOLO: Mentre aspetto che ritorni
AUTORE: Nicola Accordino
PAGINE: 366
EDITORE: self
TRAMA:
Martin torna indietro, in Italia, in quella casa dove vive l’unica persona che sente di aver amato e di poter amare. Ma nella vita non si può che andare avanti e lo scoprirà, prima con sofferenza, poi con sempre più consapevolezza. L’amore del figlio George, ormai adulto, gli dà forza, ma c’è un altro tipo di amore che lui insegue con tenacia, a volte più innamorato di quell’emozione che di chi gli apre le braccia. Attraverso una serie di avventure con uomini che non riempiranno mai del tutto quel vuoto, in un viaggio tra Monaco e Roma e tra il presente e un passato che torna sotto forma di alcune lettere misteriose, Martin farà pace prima con se stesso e poi con un segreto che rischia di rovinare l’unico spiraglio verso un nuovo grande amore. Quello che sa cancellare ogni dubbio, ogni sofferenza.
RECENSIONE
Nel primo libro di questa serie, Quando parlerò di te (QUI la recensione), abbiamo conosciuto la coppia composta da Matteo e Martin, italiano il primo, tedesco il secondo… una coppia che è scoppiata a causa dell’insicurezza e della paura di Martin, timoroso di affrontare una relazione omosessuale e i giudizi sociali che ne sarebbero derivati. All’amore, infatti, Martin ha preferito una vita di menzogne con Cloe, madre di suo figlio, donna egoista che non lo ha mai amato e che, anzi, con il tempo ha rischiato di rovinare anche il rapporto tra Martin e il figlio George. Nel primo volume, dopo lunghe peripezie, alla fine Matteo riesce a compiere il difficile passo di lasciar andare la sua vita passata per vivere a pieno la sua nuova relazione con Mirco… al quale rimane fedele anche dopo un disperato ritorno “notturno” di Martin – che una notta si è presentato all’improvviso a casa dell’ex compagno per provare a riallacciare i rapporti con lui.
In Mentre aspetto che ritorni il protagonista e narratore questa volta è proprio Martin, che ci dà quindi la possibilità di vedere gli eventi da una prospettiva opposta. Però no, questo romanzo non ripercorre le vicende del primo, bensì parte proprio da questa fatidica e improvvisata comparsa notturna per poi raccontarci come Martin ha reagito alla notizia della nuova vita di Matteo.
Pagina dopo pagina, seguiamo Martin in un percorso che parte dalla depressione più nera – un periodo in cui prende peso, si chiude in casa e taglia fuori il mondo – e si muove poi verso un graduale recupero di socialità, speranze e allegria. In questo libro mancano i continui flashback che caratterizzavano invece il primo, e questa scelta mi rende molto contenta: secondo me questa narrazione più lineare rende più semplice seguire lo sviluppo della storia e, così facendo, l’uso del passato remoto non stona affatto (del primo libro avevo criticato proprio l’uso continuo del passato remoto, impiegato sia per i flashback che per il “tempo presente”).
Il personaggio di Martin – almeno per quanto riguarda la sua scala emozionale e alcuni atteggiamenti – ricorda piuttosto Matteo: è evidente che i due abbiano un trascorso comune che ha plasmato il loro carattere e il modo di relazionarsi con gli altri. Ciò nonostante credo che, complici la diversa ambientazione e il diverso entourage di personaggi, sia piuttosto semplice differenziare le voci dei due narratori. Insomma, nonostante le somiglianze, il secondo libro non si confonde con il primo
Come era già successo per Matteo, nemmeno Martin è riuscito a conquistarmi: mannaggia alle loro scelte catastrofiche!
Il personaggio con cui mi sono sentita più in sintonia è George, il figlio di Martin, che cerca di trovare un delicato equilibrio tra indipendenza e affetto per il padre: George infatti si preoccupa molto per le cadute emotive di Martin e si impegna molto per non lasciarlo mai davvero solo; nel frattempo però si ingegna per costruirsi una vita propria, fare le proprie esperienze ed essere il più indipendente possibile – anche economicamente – dal padre. Non sono sicurissima di aver apprezzato il plot twist finale che lo riguarda.
Anche in questo caso il tema principale del romanzo è la rinascita: un viaggio tortuoso e disseminato di impedimenti dolori, fallimenti… ma al termine del tunner (spoilerino) anche per Martin c’è una luce calda e accogliente.
In conclusione? Mentre aspetto che ritorni è un romanzo che ci ricorda che tutti abbiamo diritto a una seconda – e a volte anche una terza, una quarta… – occasione nella vita e che sta a noi non perdere mai la speranza; un romanzo che ci mostra che “famiglia” può avere un senso molto allargato e che grande valore e attenzione dobbiamo riservare a tutti coloro che la compongono. Un romanzo imperfetto – con qualche refuso, con alcuni cali di ritmo, con qualche avvenimento leggermente esagerato – che però può offrire ottimi spunti e incoraggiamento.
Cosa ne pensate? Vi piacerebbe leggere questo libro?
Alex
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Nicola Accordino
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