RECENSIONE: Morte in scena a Vienna di Beate Maly
TITOLO: Morte in scena a Vienna
AUTRICE: Beate Maly
EDITORE: Emons Edizioni
PAGINE: 250
TRAMA:
Vienna, 1923. Ernestine Kirsch riesce ancora una volta a sorprendere il suo amico Anton Böck, procurandosi i biglietti del Teatro dell’Opera di Vienna per una nuova commedia dove canta Hermine Egger, di cui entrambi i pensionati sono grandi fan. Prima dell’inizio dello spettacolo Ernestine, in attesa di ricevere l’autografo, assiste involontariamente ad una discussione accesa tra i protagonisti, così, quando il cadavere della cantante viene ritrovato nel vano dell’ascensore, non crede che si tratti di un incidente. Spinta dal desiderio di fare luce sul destino della loro beniamina, la nostra coppia di detective bizzarri si mette a indagare tra i tavolini dei caffè viennesi e dietro le quinte del Teatro…
RECENSIONE
La struttura di Morte in scena a Vienna, secondo romanzo giallo di Beate Maly ambientato nell’Austria degli anni Venti, è molto simile a quella del primo volume, Omicidio al Grand Hotel: dopo una scena d’apertura che si svolge diversi anni prima degli eventi principali, la storia si sposta sulla frizzantissima protagonista, Ernestine Kirsch, insegnante di latino in pensione, che ancora una volta ha ricevuto in regalo dai ricchi signori Rosenstein (al cui figlio dà ripetizioni) un paio di biglietti speciali. Questa volta per una serata a teatro. Infatti Ernestine, oltre ad amare ballare, adora anche l’operetta e la sua attrice preferita è Hermine Egger, che interpreta la protagonista dello spettacolo in questione. Come nel primo libro, i biglietti sono un pretesto per spostare Ernestine e il suo fedele amico Anton – che non sa dirle di no e l’accompagna ovunque – nella cerchia dell’alta società, dove nobili, imprenditori, attrici e militari nascondono i loro oscuri segreti sotto una facciata di perbenismo. L’ambiente perfetto per una donna curiosa come la protagonista, che da questi incontri non rimane mai delusa: un morto ci scappa sempre.
I vari personaggi secondari – vittima, sospettati ed entourage – non sono particolarmente memorabili in sé, sono molto stereotipati e sono funzionali per creare uno spettacolo con tutti i giusti ruoli: la primadonna, il buffone, l’amante, la serva, lo squattrinato… Forse anche per questo fatico a ricordarmi i singoli nomi. Il finale, per quanto inaspettato, non è geniale, così come l’investigazione di Ernestine è più buffa e avventata che meticolosa e logica.
Il punto forte di questa serie, secondo me, non si trova infatti nella componente gialla (che comunque è coinvolgente), quanto piuttosto nel personaggio di Ernestine, anzi, ancora meglio, nel duo composto da Ernestine e Anton. La prima è un’ottima osservatrice e ama impicciarsi in tutti i piccoli e grandi problemi che la circondano: è una donna molto altruista, che non si fa intimorire da nulla e nessuno; è attenta, con una fervida capacità immaginativa, e sempre pronta a buttarsi in un nuovo mistero. Anton al contrario è un bonario pigrone che ama mangiare bene, un uomo pacifico che se ne starebbe volentieri a casa con figlia e nipote a cucinare strudel di mele. Il farmacista in pensione però è cotto – proprio come un adolescente – della sua amica Ernestine e non riesce mai a opporsi alle sue strambe idee. Insieme sono comici, ma anche molto dolci. Assolutamente il vero motore di questa serie.
Una new entry di questo secondo volume è l’ispettore di polizia Felsberg, ex studente di Ernestine, un tipo gentile e un po’ timido, che mostra un certo interesse per la figlia di Anton, vedova che ha perso il marito in guerra. Prevedo la possibilità di un bello sviluppo romantico nei prossimi romanzi, e di qualche scena molto divertente con protagonista Anton in veste di padre iper protettivo.
Uno dei temi affrontati in questo libro è l’educazione di bambini e giovani. La scena iniziale, quella ambientata nel “passato” (1900), mostra infatti le violenze e gli abusi che in alcune scuole al tempo venivano considerati una forma di disciplina più che accettabile. Nel “presente” del libro, ovvero nel 1923, a Vienna è da poco entrata in vigore una legge che vieta le punizioni corporali. Ernestine, in quanto ex insegnante con una posizione molto progressista, ha un’opinione forte sul tema e in più occasioni discute con vari personaggi sulla necessità di accompagnare gli studenti nel percorso di apprendimento, tendendogli una mano e non bacchettandogliela (o peggio…). Il romanzo propone dunque anche una questione sociale che, per quanto si sia evoluta nel tempo, rimane in parte ancora attuale: qual è il ruolo dell’insegnante? Come deve relazionarsi con gli studenti? Come si forma un cittadino diligente, disciplinato, ma anche responsabile, autonomo e attivo?
Ernestine Kirsch non è Miss Marple e Beate Maly non è Agatha Christie, ma questa serie si fa leggere più che volentieri e ogni volume si fa divorare. E infatti, non appena terminato il secondo libro, sono passata subito al terzo!