RECENSIONE: La libreria delle storie rimaste di Manuela Chiarottino
TITOLO: La libreria delle storie rimaste
AUTRICE: Manuela Chiarottino
EDITORE: More Stories
PAGINE: 210
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TRAMA:
Amabel non avrebbe mai pensato di finire proprio lì, a lavorare in una vecchia libreria… con tanto che i libri a lei proprio non piacciono, o meglio… le fanno molta paura. Ma Emily, la proprietaria della “Libreria delle storie rimaste”, è una cara vecchietta, dopotutto, che passa il tempo a sfornare biscotti e coccolare la sua banda di gatti. E Amabel non ha alternative, se non quella di adeguarsi alle bizzarrie dell’anziana libraia e dei suoi concittadini; tra cui l’affascinante Albert, il veterinario dagli occhi blu che sembra tanto determinato a vincere le ritrosie di Amabel e farle smettere una volta per tutte di portare vestiti costosi e tacchi alti.
Tra Amabel e Albert sono scintille dal primo incontro, ma sarà proprio lui, vedovo con due figli, a insegnarle a sorridere delle piccole cose e farle accantonare le abitudini un po’ snob della vecchia Londra.
Ma Amabel può davvero vivere a Bibery? Immersa nei libri e in un posto che pare sempre sull’orlo della bancarotta? Senza contare quelle strane cose che sembrano succedere di notte nella libreria e che le fanno intendere ci sia più di un mistero da svelare…
In un caleidoscopio di personaggi divertenti e stravaganti, tra biscotti pronti a cambiare sapore a seconda di chi li mangia, torte, libri, gatti e sorrisi prende vita una storia che profuma di amore e magia.
RECENSIONE
Amabel è la tipica (stereotipata) abitante di città: lavora sempre, ama vestirsi in modo molto curato e non ha relazioni significative da fin troppo tempo. La sua esistenza frenetica viene però bruscamente interrotta da un licenziamento, che la obbliga ad accettare una strana proposta di lavoro trovata per caso sul giornale. Si trasferirà dunque in un paesino sperduto di campagna, per aiutare l’anziana Emily a gestire la sua Libreria delle storie rimaste. Ah, quasi dimenticavo: Amabel soffre di bibliofobia, ovvero ha una profonda paura dei libri e della lettura.
Questo romanzo di Manuela Chiarottino presenta tutti gli elementi imprescindibili del romance leggero con una protagonista che deve “ritrovare se stessa” e che per farlo cambia vita all’improvviso. Per ambientazione e personaggi mi ha ricordato un po’ Il club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey. La trama non è certo innovativa, ma nell’insieme la lettura è molto piacevole. Amabel è precisina ma impacciata al punto giusto, Emily ricorda la classica “nonnina” molto saggia e con un pizzico di magia, mentre Albert è il perfetto principe azzurro con una famiglia coloratissima.
Il percorso di Amabel è un viaggio di riscoperta di sè e di crescita personale; in compagnia dei clienti della libreria impara l’altruismo e il senso di comunità, cosa vuol dire “casa” e quanto la famiglia possa andare ben oltre i legami di sangue.
La scrittura di Manuela Chiarottino si è dimostrata, ancora una volta, pulita e versatile; in questo caso ho apprezzato in particolare le sue descrizioni di ambienti e piccoli oggetti.
L’elemento che ho preferito – e che rende questo romanzo un pochino speciale ma che non stona affatto con il suo lato romantico – è il tocco di inspiegabile magia che pare aleggiare nella libreria di Emily… una magia appena accennata, che soffia sui personaggi come una brezza leggera…
Pur risultando abbastanza prevedibile, La libreria delle storie rimaste è una lettura assai dolce, il libro perfetto per perdersi nella campagna inglese, tra gatti, libri, tazze da tè e tanti amici.
Cosa ne pensate? Vi ispira?