RECENSIONE: Il processo Siberia di Alessandro Gnani
TITOLO: Il processo Siberia
AUTORE: Alessandro Gnani
EDITORE: Leucotea
PAGINE: 180
TRAMA:
In una notte d’autunno, alla periferia di Torino, un’anziana signora viene trovata morta in casa. Fuori dalla villetta giace immobile la figlia. Ha lo sguardo perso nel vuoto e il volto sporco di sangue. Già violenta contro la madre, con una diagnosi di disturbo borderline della personalità, diviene subito la principale indiziata. Alla ricerca dell’arma del delitto che pare introvabile, nasce così il processo Siberia, capace di condurre il lettore entro una storia d’amore profonda e terribile, tra visioni immaginifiche e personaggi perduti. Un giallo singolare, un serrato gioco ad incastro destinato a sciogliersi in un epilogo spiazzante.
RECENSIONE
Qualche telefonata in piena notte e tutti si precipitano a casa della vittima. All’inizio manca qualcuno, ma dopo poche pagine ci sono proprio tutti: il pubblico ministero, Sally Bucelli; l’avvocato della difesa, Francesca Serpieri; la scientifica, qualche poliziotto, la vittima, il vicino che l’ha trovata; lo psichiatra che viene convocato in via informale; perfino un possibile sospettato, anzi, una sospettata… la figlia della vittima. Ebe Siberia, che preferisce essere chiamata Ebesibe, se ne sta infatti seduta fuori da casa di sua madre – imbambolata, pietrificata, con le mani sul viso, poi tra le gambe, sporca di sangue.
Nemmeno il perito Eli sa rispondere alla domanda che accusa e difesa si stanno già ponendo: Ebe Siberia sta fingendo? È traumatizzata davvero o è un’ottima attrice? È pazza? Responsabile? Consapevole? A questi quesiti deve trovar risposta proprio il perito Eli, la voce narrante dell’intera vicenda.
Ebe Siberia è una “matta” fuori dal comune, Eli se ne rende conto in fretta: è intelligente, consapevole dei propri disturbi, perspicace, riesce a scherzare con tono dolceamaro su se stessa e sulle sue sfortune; poi crolla, piange, si ricompone e fa smorfie. Una personalità complessa, insomma. E il perito ne rimane affascinato, incantato, dalla paziente e dalla persona. Ha qualcosa di magnetico, questa Ebesibe. Tra i due personaggi si instaura una connessione e noi lettori seguiamo l’evoluzione di questo strano legame con il fiato sospeso, ponendoci lo stesso tartassante dubbio che non lascia dormire Eli: la sospettata è davvero colpevole?
Non avrete la risposta fino alle ultime pagine.
L’autore ha fatto bene il suo lavoro, perciò una leggera tensione rimane sospesa nell’aria per buona parte del romanzo, incalzandoci nelle lettura.
Eli, inoltre, è un narratore attento, ma anche piuttosto ambiguo…
Alessandro Gnani coglie l’occasione per inserire qua e là qualche rapido riferimento ad altre tematiche: alla parità di genere, quando specifica che Serpieri vuole essere chiamata avvocato e non avvocatessa; alla lentezza dei processi giudiziari; alle gaffe della polizia; alle sventure familiari e agli abbandoni, ai legami malati e ai rapporti umani; alla scoperta della sessualità e al piacere del corpo; a Joyce che è razionale e a Wilde che è passionale.
Il processo Siberia, in conclusione, è breve (si legge in un pomeriggio), abbastanza intrigante e con un plot twist finale assolutamente inaspettato.
Cosa ne pensate? Vi ispira?
alessandro gnani
grazie mille per la recensione