RECENSIONE: Il canto di Calliope di Natalie Haynes
TITOLO: Il canto di Calliope
AUTRICE: Natalie Haynes
EDITORE: Marsilio
PAGINE: 309
TRAMA:
Una donna sola corre nella notte, intorno a lei la sua città che brucia. Fuori dalle mura, la regina e altre sventurate attendono un destino che verrà deciso dai vincitori. È la caduta di Troia. Dieci interminabili anni di guerra sono giunti alla tragica conclusione, mentre le vicende dei protagonisti ispireranno, nei secoli a venire, le opere di artisti e scrittori. «Cantami, o Musa» invoca il sommo poeta Omero, che ha raccontato le gesta degli eroi. Ma Calliope, musa della poesia epica, questa volta è meno accomodante: è convinta che per completare l’affresco manchi qualcosa di fondamentale. Se il bardo vuole che lei canti, allora lei canterà insieme a tutte le donne coinvolte nella grande tragedia, dando voce a ciascuna di loro e raccontando la storia da una nuova prospettiva. Ecco Andromaca, Cassandra, Pentesilea e Clitennestra, che vengono alla ribalta con i loro pensieri e le loro scelte, con la sete di vendetta, la solitudine, la dignità di fronte alla morte. E poi tutte le altre, da Penelope a Briseide, da Creusa a Ifigenia, dalle troiane che saranno rese schiave alle greche che attendono il rientro dei loro uomini, senza dimenticare le capricciose divinità che governano le sorti dei mortali. Attingendo alle fonti antiche, anche le meno note, Natalie Haynes rivisita una delle più grandi narrazioni di tutti i tempi, facendoci palpitare di commozione e trasmettendoci il sentimento vivo di come la guerra di Troia e la sua epopea appartengano alle donne non meno che agli uomini.
RECENSIONE
Ne Il canto di Calliope Natalie Haynes ci racconta l’Iliade di Omero da una prospettiva inedita: i protagonisti dell’opera non sono più i grandi eroi che noi tutti conosciamo – Achille, Ettore, Paride, Odisseo, Menelao, Agamennone – bensì le donne che, in vari modi, si sono ritrovate coinvolte nel conflitto.
Il libro si apre con la voce di Calliope, qui presentata sotto una nuova veste. Calliope si rifiuta di fare semplicemente “la musa”, è stufa di essere invocata dai poeti e di sottostare alle loro richieste di cantare di città, guerre, eroi e massacri; Calliope decide di prendere in mano lei stessa le redine del racconto per far rivivere tutte quelle mogli, madri, figlie e sorelle che a causa della guerra sono state private di tutto ciò che avevano. Ho adorato il modo in cui l’autrice ha costruito la figura della musa, rendendola molto più concreta e umana, dandole una voce forte, franca, a volte anche sprezzante e acida… Insomma Calliope è stanca di servire uomini che hanno come unico obiettivo glorificare altri uomini, è per lei tempo di far risplendere le donne.
Un aspetto che ho sicuramente apprezzato de Il canto di Calliope, a parte ovviamente lo stampo femminista dell’opera, è che l’autrice non si è limitata a raccontare per la milionesima volta la storia della guerra di Troia, bensì ha deciso di condensare i fatti che tutti noi già conosciamo per lasciare spazio, invece, a eventi molto meno noti; credo che questa sia stata una scelta vincente perché così facendo il libro risulta interessante anche per chi, come me, conosce già parecchio di epica. In particolare Natalie Haynes ci offre la possibilità di vedere quello che accade dopo la caduta di Troia: a differenza degli uomini che muoiono in guerra, le donne spesso sopravvivono al conflitto per ritrovarsi a vivere come schiave e concubine… un destino forse peggiore di quello dei loro mariti e figli, tant’è vero che più di una volta le donne di Calliope invocano la morte, così da mettere fine alla loro sofferenza e alla loro umiliazione.
Le figure femminili su cui si concentra la scrittrice sono principalmente le donne troiane, quindi qui la prospettiva dominante è quella degli abitanti di Troia. La voce che mi è piaciuta di più è stata forse quella di Cassandra. La sua è una storia ancora più tragica rispetto a quella di altre donne, poiché le difficoltà e le sofferenze iniziano per lei ben prima della caduta della sua città: a causa della maledizione di Apollo, Cassandra è condannata a prevedere il futuro senza però che le sue parole vengano credute, la giovane non è mai riuscita a trovare il proprio posto al mondo, ormai da troppo tempo non è considerata altro che una vergogna dalla sua stessa famiglia.
Altro personaggio che ho apprezzato al pari di Cassandra è Penelope: sono sempre stata colpita dalla pazienza, dalla gentilezza, dall’intelligenza, nonché dal coraggio di questa donna. Ho trovato molto coinvolgente anche la scelta dell’autrice di impostare il racconto di Penelope sotto forma di lettere scritte al marito lontano.
Nonostante questo libro mi sia chiaramente piaciuto, devo ammettere che non è perfetto. Se da una parte la coralità del racconto permette di presentare più personaggi e più storie, dall’altra parte rischia di rendere il romanzo troppo frammentato. Inizialmente ho fatto non poca fatica a entrare in sintonia con i personaggi proprio perché il focus continuava a cambiare, senza darmi, quindi, la possibilità di scavare a fondo. Di conseguenza ho trovato i primi capitoli un po’ superficiali e le voci delle diverse donne troppo simili. Nel momento in cui hanno incominciato a ripresentarsi a più riprese le voci delle protagoniste principali, sono riuscita a entrare meglio nella storia.
Consiglio vivamente questo libro a chiunque sia amante del genere. Credo, però, che potrebbe essere molto interessante ed “educativo”, per vari temi trattati, anche per chi non ha grande familiarità con l’Iliade.
Conoscete questo romanzo? Cosa ne pensate?