RECENSIONE: I delitti di Kingfisher Hill di Sophie Hannah

TITOLO: I delitti di Kingfisher Hill
AUTRICE: Sophie Hannah
EDITORE: Mondadori
PAGINE: 264

TRAMA:
Hercule Poirot è in viaggio da Londra su un lussuoso pullman diretto verso l’esclusiva tenuta di Kingfisher Hill, dove Richard Devonport lo ha convocato per dimostrare che la sua fidanzata, Helen, è innocente dell’omicidio di suo fratello Frank, avvenuto in quel complesso residenziale. Ma c’è una strana condizione legata a questa richiesta: Poirot deve nascondere il vero motivo per cui si trova lì. Il pullman è costretto a fermarsi quando una donna angosciata chiede di scendere, insistendo che, se rimane seduta al suo posto, sarà assassinata. Anche se il resto del viaggio passa senza ulteriori colpi di scena, la curiosità di Poirot si risveglia, e i suoi timori verranno poi confermati quando a Kingfisher Hill viene scoperto un corpo su cui è adagiato un macabro biglietto. Questo nuovo omicidio e lo strano incidente sul pullman potrebbero essere indizi per risolvere il mistero di chi ha davvero ucciso Frank Devonport? E se Helen è innocente, riuscirà Poirot a trovare il vero colpevole in tempo per salvarla dalla forca?

RECENSIONE

Ci ho provato, giuro che ci ho provato a dare un’occasione a questo libro… ma proprio non fa per me: si sente troppo che non è stato scritto da Agatha Christie, che è un’imitazione (e nemmeno una troppo ben riuscita, a mio parere).

I delitti di Kingfisher Hill parte da ottime premesse: già il titolo strizza l’occhio ai super classici della Christie e di primo acchito trama e personaggi sembrano ricalcare molto quelli della storica autrice. Ci sono tutti: il detective non troppo brillante, il capofamiglia padre-padrone temuto da tutti i suoi figli, la ragazza bella e arrogante, i giovanotti da ammirare e i figli disonorati di ricche famiglie; per non parlare del furto, dell’omicidio, dei camuffamenti e dei discorsi truffaldini. In teoria ci sono tutti gli elementi vincenti della Christie… eppure dopo le prime pagine – in cui, lo ammetto, ero abbastanza ottimista – il libro ha iniziato a mostrare tutte le sue imperfezioni, le forzature, e i tentativi di imitazione son sembrati sempre più scialbi, insoddisfacenti, finti.
Partiamo dal commentare la resa di Poirot: troppo saccente, troppo misterioso; mi ha irritata profondamente. A mio parere, anche le caratteristiche stereotipiche dei membri della famiglia Devonport sono state calcate troppo, rendendoli macchiette dei corrispettivi della Christie. Il personaggio migliore del romanzo è, credo, l’ispettore Catchpool, il braccio destro di Poirot nonché narratore delle vicende: a metà tra Hastings e Japp, ha retto bene il confronto e ha messo in gioco la sua personalità creativa ma non molto geniale.
Nonostante i personaggi siano tutt’altro che perfetti, il principale difetto di questo giallo risiede nella risoluzione del caso e nella (non) presentazione degli indizi: Poirot ha sempre avuto l’abitudine di scoprire le sue carte al termine delle indagini (nelle ultime pagine dei romanzi), tuttavia in questo caso la rivelazione finale è – secondo me – troppo inaspettata, poco giustificata dagli eventi raccontati in precedenza; Poirot tira fuori la sua spiegazione dal cilindro come un mago, ma la sua ricostruzione si basa sul nulla.

Insomma, credo si sia ben capito, non sono rimasta soddisfatta da questa lettura. Peccato. Non so se in futuro darò di nuovo una possibilità agli “imitatori” di grandi scrittori e scrittrici… vedremo.

Alex Astrid

Agatha Christie, giallo, mistero, Mondadori

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