RECENSIONE FILM: L’altra metà (Netflix)
L’amore è il nome che diamo al desiderio di essere uno, così Platone ci accoglie all’inizio di questo film, che è un fermo immagine dell’amore che poi evolve e inizia a muoversi, raccontando senza ghingheri l’essenza del sentimento più misterioso del mondo e le difficoltà dell’anima.
Ellie Chu, figli di immigrati cinesi, è intrappolata in una piccola cittadina americana, una cittadina anonima, conservatrice, senza colori né sapori né odori nuovi, una cittadina statica, che cerca e pretende che tutto rimanga così com’è sempre stato. Ellie in questo quadro è il diverso, l’altro che si accetta solo finché rimane invisibile… e lei si impegna per esserlo, quasi inesistente: legge, studia, è piena di talento ma non lo fa vedere a nessuno, si occupa del padre e vende i compiti ai compagni per fare qualche soldo in più. Finché un giorno Paul, un giocatore di football gentile ma impacciato, non le chiede di aiutarlo a scrivere una lettera d’amore per Aster, una bellissima ragazza che sembra felice ma non lo è, perché vittima di un destino che sa di non potersi scegliere. Ellie conosce Aster: non ci ha quasi mai parlato, però l’ha osservata, se ne è innamorata, sa che dentro di lei c’è qualcosa di particolare… e allora accetta. Accetta perché sa che non potrà mai dichiararsi nella cristianissima Squahamish e vuole, forse inconsciamente, avere comunque un’occasione di svelare ciò che prova.
Una lettera può rivelare tutto di noi, pur celando la nostra identità. La protagonista di questa storia ha il cuore e la penna di una scrittrice, si racconta con le parole a una profondità straziante, riesce a cogliere le sottigliezze e a dare a ogni dettaglio un’incredibile dignità. La lettera doveva essere una, poi diventano tante. Il rapporto con Aster si approfondisce parola dopo parola; Paul diventa amico di Ellie e lei non vuole perderlo. I suoi sentimenti si fanno intricati. E noi rimaniamo incantati dalla semplicità della storia, che si sviluppa davanti ai nostri occhi con spontaneità, senza fronzoli; The half of it è un film quasi scarno eppure ricchissimo. Il ritmo è lento, qualcuno si potrebbe annoiare davanti allo schermo; tuttavia, a mio parere, la lentezza è più che giustificata: il film rallenta per farci ammirare un animo in cerca della sua metà. Che poi, alla fine, solo noi stessi possiamo davvero completarci.
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