RECENSIONE FILM: I still believe

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I still believe è un film per me “difficile” da recensire, così come è stato abbastanza “difficile” vederlo: da un lato la storia di Melissa e Jeremy Camp mi ha emozionata, dall’altro lato mi ha fatto storcere il naso in più di un’occasione.

Il film può essere diviso in tre parti: il prima, il durante e il dopo. Prima, durante e dopo rispetto a cosa? La malattia di Melissa

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La prima mezz’ora circa è la parte che ho preferito di tutto il film: Jeremy e Melissa sono due giovani universitari quando si incontrano per la prima volta e l’unica cosa che li lega è l’amore per la musica, passione che li porterà ad avvicinarsi, a conoscerci e, infine, a innamorarsi. Melissa e Jeremy sono due giovani come tanti, con i loro sogni, le loro speranze e i loro timori; la loro è la tipica storia d’amore tra due ventenni, hanno le loro difficoltà, ma nulla di insormontabile. Tutto cambia nel momento in cui a Melissa è diagnosticato un cancro ovarico. Non oso immaginare che cosa possa significare dover affrontare una situazione di questo tipo: un attimo prima i tuoi unici problemi sono gli esami universitari e un attimo dopo ti ritrovi a dover lottare per sopravvivere. Di questa seconda parte ho sicuramente apprezzato la solidità del loro amore, la fedeltà di Jeremy – pronto a tenere la mano a Melissa per tutto il tragitto –, nonchè la straordinaria forza di quest’ultima.  

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Melissa ha paura, nonostante ciò è decisa a non crollare, sa che ha la forza per uscire da questa situazione, ma soprattutto ha fede in Dio. É sicuramente ammirevole la forza d’animo mostrata da Melissa e il coraggio che la sua grandissima fede in Dio le infonde; al tempo stesso, però, questo aspetto del suo carattere mi ha reso la seconda parte del film un po’ pesante. Non sto assolutamente dicendo che il suo comportamento sia sbagliato, solo che non riesco a condividere la visione della vita che hanno Melissa e Jeremy. Frasi come “L’ha voluto Dio” o “Dio mi curerà” sono ben lontane dalla mia mentalità, così come ho trovato abbastanza sconcertante la scena in cui Jeremy, durante un suo concerto, chiede al pubblico di avvicinarsi a Melissa e di pregare tutti insieme per lei. Ripeto, non voglio criticare né offendere nessuno, solo che per me un comportamento di questo tipo non ha molto senso. 

L’ultima parte del film, dopo la morte di Melissa, mi è piaciuta molto: vedere Jeremy cercare di risollevarsi e di rimettere insieme i pezzi – sempre con la voce di Melissa che lo accompagna – è stato molto emozionante. Credo che quest’ultima parte sia quella costruita meglio di tutto il film. 

Al di là della discordanza tra le mie credenze e quelle dei protagonisti, questo film è sicuramente un degno omaggio alla storia di Melissa e Jeremy Camp. Inoltre ho apprezzato la scelta degli attori: in un primo momento ero un po’ dubbiosa su KJ Apa nei panni di Jeremy, invece devo ammettere che mi ha decisamente sorpresa, si è dimostrato in grado di esprimere e suscitare emozioni che non credevo possibili; in particolare, però, i complimenti vanno fatti a Britt Robertson, la cui interpretazione di Melissa è stata davvero ottima, soprattutto perché credo che non sia stato per niente facile comprenderla e impersonarla. 

A chi consiglio questo film? A chiunque abbia voglia di affrontare una storia d’amore e un’esperienza di vita fuori dal comune. 


Fatemi sapere cosa ne pensate  e se vi piacerebbe vederlo.
Il film, per chi volesse, è disponibile su Amazon Prime.

MARTA

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