RECENSIONE: Elena di Sparta di Loreta Minutilli
TITOLO: Elena di Sparta
AUTRICE: Loreta Minutilli
EDITORE: Baldini + Castoldi
PAGINE: 189
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RECENSIONE
Lei, la protagonista, la conosciamo tutti: è Elena, la donna più bella del mondo, la causa – dice qualcuno – della guerra di Troia. L’hanno dipinta in molti modi… per alcuni era stupenda e stupida, seducente e mangiauomini, per altri una vittima; qualcuno l’ha accusata, altri l’hanno difesa e giustificata… Però nessuno mai, in secoli e secoli di storie su di lei, si è preso la briga di chiedere alla diretta interessata di raccontare le vicende dal suo punto di vista. Questo libro cerca di rimediare, offrendo a Elena una ribalta da cui, finalmente, può esporci la sua versione dei fatti.
Il senso di questo libro sta tutto in una parola: raccontare. Perché raccontare permette di dare ordine agli eventi, di spiegarli, di organizzarli, di capire il mondo. Una corrente della semiotica sostiene che la nostra mente sia caratterizzata da un forte bisogno narrativo che permea ogni istante della nostra vita: esperiamo tutto come se fossimo in un racconto, solo così – come sequenza di eventi narrati, come sequenza di prima, poi, dopo, infine, allora… – possiamo comprendere, ricordare, riferire. Se non sapessimo narrare forse nemmeno sapremmo pensare, né tantomeno comunicare.
In Elena di Sparta la narrazione di sé e del mondo dal proprio punto di vista assume un valore imprescindibile anche a scopo “terapeutico”: solo raccontando i propri traumi è possibile superarli. Elena – fin dalle prime pagine, quando viene rapita e stuprata da Teseo, ancora ragazzina – sente questo bisogno esplosivo di raccontarsi. Ma per narrare una storia serve qualcuno che l’ascolti, ed Elena non ha nessuno disposto ad ascoltarla.
Qui emerge la ragione dell’afflizione della protagonista, ovvero la sua condizione di donna. Elena di Sparta, la creatura umana più bella mai esistita, è donna, e in quanto tale non ha nessuno diritto di parlare e nessuno la vorrebbe mai ascoltare. L’autrice ha svolto un ottimo lavoro nel mettere in luce la forte insoddisfazione del personaggio nel corso della storia. In questo romanzo infatti Elena non lascia Sparta perché rapita o perché innamorata di Paride, bensì perché affascinata – disperatamente affascinata – dall’idea di un posto, Troia, in cui le donne avevano – così si diceva – voce in capitolo, in cui erano libere, quasi alla pari degli uomini. Cercava la libertà, Elena, cercava il riconoscimento, cercava solo qualcuno che le dicesse: “Ti vedo, ti ascolto, racconta.”
La triste realtà che scopriamo con le ultime pagine del libro (non è un vero spoiler, e devo dirlo per forza) è che le donne quasi nessuno le voleva (e le vuole?) ascoltare. Elena non era una persona: Elena era solo una donna.
Personalmente ho apprezzato molto la rappresentazione sincera e schietta che l’autrice ha fatto della protagonista, che non è perfetta e che, anzi, è consapevole di agire mossa da un istinto quasi egoistico di realizzazione personale, perché a Elena non importa quasi nulla di perdere una figlia che ama e un marito dolce o di scatenare una guerra… lei non può e non vuole fermarsi alle mura del gineceo del palazzo di Sparta: lei deve andare oltre per capire e trovare se stessa. I suoi pensieri sono imperfetti, sono onesti, a volte narcisisti ed egocentrici, altri appassionati, preoccupati, tormentati… mai innamorati, perché Elena non si innamora, non ama gli uomini né li desidera, quasi le provocano ribrezzo. E così sfatiamo anche il mito della seduttrice dai facili costumi, figura che le hanno cucito addosso ma che lei non ritiene per nulla adatta a descriverla.
La parte centrale del romanzo, devo ammetterlo, è un po’ lenta e non mi ha entusiasmata più di tanto; il finale, però, riconquista tutte le emozioni incontenibili delle prime pagine.
In conclusione? La Elena presentata in questa storia non mi è piaciuta come persona, ma questo poco importa, perché tutto il valore di questo libro – lo ribadisco – e tutto il senso del viaggio attraverso l’Egeo, della guerra, sta nell’arrivare alle parole che chiudono il romanzo: “Racconta, allora. – mi disse.
E io incomincia.”
Avete già letto questo romanzo? Cosa ne pensate?
Alex
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