RECENSIONE: Corse ad handicap di Sergio Puricelli

TITOLO: Corse ad handicap
AUTORE: Sergio Puricelli
EDITORE: Porto Seguro
PAGINE: 367

TRAMA (redatta da Adelaide):
Agli scienziati dell’Università di Padova è stato soffiato, da colleghi francesi, il riconoscimento per un esoscheletro per tetraplegici al quale lavoravano insieme da tempo, incassando, a discapito dell’Istituto italiano, onori e contributi. Cercando di non perdere tutte le conoscenze acquisite, i ricercatori dell’università si metteranno al lavoro per un nuovo esoscheletro – questa volta per paraplegici – che abbia più funzionalità di quello ultimato dai francesi. Il progetto presenta mille difficoltà e necessita di ingenti somme di denaro che verranno elargite dal produttore farmaceutico Fred Lemonnier Fantioli.
Philippe, figlio del finanziatore del progetto, nonché ragazzo prodigio dell’equitazione, ridotto su una sedia a rotelle, si offre per testare il nuovo esoscheletro al fine di tornare a cavalcare tutte le figure previste da un percorso completo; cioè tutte le andature, dal passo fino al salto ad ostacoli.
L’idea è di certo ambiziosa e comporta non pochi rischi, ma la squadra di scienziati e tecnici multirazziale è determinata.

RECENSIONE

Il romanzo, diviso in capitoli, inizia con la presentazione dei tre personaggi principali, in ordine: Leo, Philippe Lemonnier Fantioli e Sally.
Leo è
un ragazzo autistico profondamente segnato da un ambiente familiare e scolastico violento e oppressivo, che ha inciso sulla sua autostima e sulla capacità di relazionarsi con il mondo esterno, già difficili per via dell’autismo. La sua personalità avrà, però, un’evoluzione grazie all’incontro con Sandro che lo assumerà nel suo maneggio, dove lo stesso Sandro pratica il Join-Up: un approccio diverso dal solito per addestrare i cavalli. 
Philippe Lemonnier Fantioli è un prodigio nell’equitazione, figlio di due leggende di questo sport (il padre è anche proprietario di una nota casa farmaceutica), ha un futuro già tracciato e un carico di aspettative enormi. È un predestinato, ma un grave incidente ribalterà la sua esistenza
Sally da bambina ha mostrato un quoziente intellettivo al disopra della norma, e il padre, a discapito di un’infanzia normale, ne ha fatto una scienziata di successo. Oggi, ricercatrice affermata in America, per stare vicino alla madre malata rientra in Italia. Offrirà la sua collaborazione per l’ambizioso progetto dell’università.
Per ognuno di loro, l’autore sceglie una efficace narrazione autobiografica che consente al lettore di entrare in empatia con i personaggi.  

Il testo racconta di come un handicap possa rivelarsi sprone per nuove conquiste, superando i propri limiti. Con buone dinamiche, vengono esplorati il tema dell’identità, del successo intellettuale e delle difficoltà emotive che spesso accompagnano una vita fuori dall’ordinario; descrive la tensione tra l’eccellenza intellettuale e il sacrificio di aspetti umani fondamentali come il piacere, le relazioni autentiche e la libertà. Ci parla anche, in modo diretto, del peso delle aspettative che derivano dal talento precoce e l’impatto che queste hanno sull’equilibrio emotivo e relazionale. Altri temi affrontati sono l’amicizia, il sostegno reciproco per un progetto comune, nonché il rapporto speciale che può instaurarsi tra un uomo e il suo cavallo.

Tutti e tre i personaggi, partendo da mondi lontani e situazioni diverse, si troveranno ad essere parte integrante quanto determinante del progetto stesso.
Buono anche il corollario di personaggi secondari; tutti, a loro modo, piccoli e significativi tasselli della storia.

Il romanzo ha un buon intreccio e presenta una storia che, nell’ottica di un mondo capace di offrire soluzioni avanzate grazie alla tecnologia, evidenzia come questa, da sola, non basti.
Nel suo complesso si legge bene, anche se soffre, a mio vedere, di tre punti di digressione che rallentano la lettura. Questi sono: la conversazione sull’universo, la disquisizione sulla Trabant, vettura tedesca del dopoguerra, e l’analisi dei testi di Lucio Battisti e Panella. Le tre incursioni, sebbene introdotte in un contesto accettabile, e messe in bocca a un soggetto autistico, risultano troppo lunghe e a tratti didascaliche; portano lontano il lettore dall’argomento principale che è di certo quello che interessa di più.

Adelaide J. Pellitteri

autori emergenti, recensione

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