RECENSIONE: Cielo rosso di Anna Siliberto
TITOLO: Cielo rosso
AUTRICE: Anna Siliberto
EDITORE: Leonida
PAGINE: 128
TRAMA (redatta da Adelaide):
Dalia è un’affermata docente universitaria, nonché autrice di importanti saggi di economia. Vive a New York con Paul, suo compagno da anni, quando una telefonata dall’Italia la strappa alla sua routine. Deve tornare a casa, a Taranto, perché suo padre è gravemente malato.
Il ritorno alla terra natia la riporta indietro nel tempo, i ricordi tornano vividi e, attraverso quelli, Dalia ci racconta la storia della sua famiglia. Il padre è uno dei tanti operai in forze presso il Mostro d’acciaio con uno stipendio al limite della sopravvivenza, mentre la città è invasa dalla polvere rossa che si deposita come un velo soffocante su tutte le cose, anche sui progetti per il futuro.
RECENSIONE
Le cronache ci hanno ben illustrato le problematiche di Taranto – città costiera con un mare cristallino – che l’alto tasso di inquinamento, causato della polvere rossa “sputata” dal Mostro, rende la più inquinata d’Europa, e con un tasso di mortalità per tumori, soprattutto in età pediatrica, giunto a livelli esponenziali. Tutto questo rende il romanzo della Siliberto molto interessante perché ci porta nel vissuto di una famiglia la cui storia, per quanto inventata, è del tutto realistica.
Dalia e la sua gemella, Rosa, hanno scelto percorsi diversi: la prima, intelligente e studiosa, riesce nel suo progetto di realizzazione (lo scopriamo fin da subito), la seconda ha come unico sogno quello di formarsi una famiglia. Entrambe sembrano avere raggiunto il proprio obiettivo, ma la vita – fin troppo spesso – ci pone davanti a un bivio e, allora, la scelta che si fa diventa determinante. Gli altri personaggi, i genitori, gli amici, i colleghi universitari, i compagni di vita delle due sorelle, seppure con poche pennellate, sono ben descritti, e si inseriscono perfettamente nel contesto sociale.
Scritto in terza persona, il testo risulta forse troppo “raccontato” (lo dico per gli amanti dello show don’t tell), ma è ugualmente coinvolgente per la storia in sé e per la scrittura molto scorrevole. Le varie situazioni avrebbero potuto godere di più pagine a favore di un respiro più lungo del romanzo, ma la forma asciutta e quasi sintetica rientra nello stile narrativo più attuale.
Il mio giudizio, al netto degli ultimi appunti, è sicuramente positivo.