RECENSIONE: Ciao, tu di Masini e Piumini

TITOLO: Ciao, tu
AUTORI: Beatrice Masini, Roberto Piumini
PAGINE: 77
EDITORE: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli

TRAMA:
Che cosa fai se un giorno, in classe, trovi un bigliettino nello zaino da parte di qualcuno che vuole farsi scoprire? Cominci a guardarti intorno per capire chi è che ti osserva e ti studia durante le ore di lezione. E fantastichi: sarà lei, sarà lui? È quello che accade a Viola e Michele. Comincia lei, e Michele sta al gioco, prima un po’ freddino, poi più coinvolto. Parte una caccia all’indizio, i bigliettini si affollano, sempre più lunghi, sempre più frequenti, e cresce, impaziente, la voglia di incontrarsi.

RECENSIONE

Indovinami. Scoprimi. Sappimi.
Già le prime tre parole di questa brevissima storia mostrano che questo libro è tutt’altro che “un libriccino per ragazzini” (come potrebbe essere giudicato dalla copertina): è, al contrario, un piccolo gioiello.
 
Viola si trova in prima liceo classico (o quarta ginnasio?) e il mondo che la circonda è tutto nuovo per lei: nuovi professori, nuove materie, nuovi compagni… E, tra tutti, Viola nota proprio lui, Michele.
Lui è carino e un po’ le piaciucchia, ma lei è timida e non sa cosa dirgli… Quindi organizza un gioco, un gioco che io stessa ho fatto molto da piccola con il mio vicino di casa: gli lascia un messaggio “segreto” nello zaino (noi li lasciavamo sotto un sasso in giardino).
Un messaggio segreto? Circa: gli scrive una lettera anonima. E qui parte il gioco: i due iniziano a scambiarsi lettere, senza che Michele sappia chi sia la ragazza alla quale comincia a raccontare di sé (lascia le lettere per lei dietro alla lavagna).
 
Quanto è difficile lasciarsi conoscere per davvero quando ci ritroviamo davanti a qualcuno? Non è molto più facile dir la verità quando gli altri non ci vedono? Così Michele e Viola (o come la chiama lui, Euly) si scrivono e si raccontano segreti, si confessano passioni e ricordi, speranze, paure… Sono veri, sono sinceri, sono semplici. Forse un po’ infantili a volte, ma, in fondo, i nostri pensieri più intimi conservano sempre qualcosa di bambinesco, no?
I loro pensieri sono così naturali che mi è stato impossibile non immedesimarmi in loro; in particolar modo mi sono rivista molto in Euly: il suo voler sorprendere Michele, il suo voler cercare di essere interessante, che poi si trasforma nel suo essere semplicemente se stessa, il suo spettegolare e avere sogni strani, il suo modo di voler far ridere Michele…
 
“Mia mamma invece dice anche l’oca vuole la sua parte, quando secondo lei la faccio, l’oca. Tipo adesso. Non credere,, non vuol mica dire che lo sono. Solo che sono brava a farlo. Eulalia da dove l’hai preso?”
 
Io e Viola condividiamo una passione (e una paura)amiamo i messaggi lunghi.
I messaggi corti ci spaventano. Sì, ci terrorizzano proprio, ci mettono ansia, ci mandano in paranoia. “Perché questo suo ultimo messaggio è di ben tre righe più corto dell’ultimo? Si sarà forse stancato di me? Lo annoio? Oddio! Che disastro!”, questi sono i nostri pensieri, pensieri sciocchi e parecchio illogici, ma naturalissimi per chi come noi apprezza da morire ogni singola parola che ci viene dedicata.

“La lunghezza dell’ultimo messaggio era perfetta, perfettamente accettabile. dico, ma sono gradite missive anche più lunghe, il vero problema è che se il prossimo è tipo sette righe più corto non so se lo sopporterò.”
 
Michele mi ha colpita da morire con la sua infinita dolcezza, con le attenzioni che è riuscito a riservare per una ragazza con la quale non aveva mai parlato faccia a faccia, con le sue riflessioni un pochino filosofeggianti e le sue poesie, per il suo essere un cavaliere goffo e un po’ impacciato.
 
“Insomma, anch’io ho voglia di venirti a salvare, damigella, ma poi chi ci salva dall’essere io-io, e tu-tu, di fronte, con le nostre facce vere, che non possono cambiare più, che non sono più questi bellissimi sogni?”
 
Lo stile è diretto, chiaro, facilissimo direi e molto realistico: non mancano i modi di dire, gli intercalari, gli errorini tipici del parlato di due quattordicenni.
Ciao, tu è così vero che per qualche istante mi sono sentita immersa nel mio diario e nelle mie lettere, nei miei messaggi e nelle mie confessioni.
 
Non intendete questo libriccino in modo sbagliato: non esalta l’assenza di comunicazione di persona per preferirle i messaggi, al contrario: per i due protagonisti (le uniche voci presenti nella storia) parlarsi alla fine sarà fondamentale… Piuttosto qui si rende chiara la necessità di un romanticismo un po’ vecchio stampo, di quel meraviglioso corteggiamento timido timido, fatto di sospiri, di sguardi nascosti, di lettere e di verità. Quel lento corteggiamento che ti permette di indovinare, scoprire, sapere qualcuno.
Insomma, bocciato il rimorchio su Facebook, promossa la lettera vecchio stile.

P.S. L’ultima lettera di Michele è a dir poco stupenda: io l’ho incorniciata e appesa sopra al mio letto.

Alex

libri per ragazzi, recensione

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