RECENSIONE: Cenere sulla brughiera di Francesca de Angelis
Uno stile fuori dal comune per un libro che mi ha convinta a metà
TITOLO: Cenere sulla brughiera
AUTRICE: Francesca de Angelis
EDITORE: Arduino Sacco
PAGINE: 228
TRAMA:
Catherine Barret era solo una bimba quando assieme a sua zia Clarisse e sua nonna Mary è costretta a lasciare le brughiere dello Yorkshire dove è cresciuta per trasferirsi negli Usa. La nonna morirà e zia Clarisse si farà carico di lei. Ma quando anche alla zia viene diagnosticato un raro morbo, Cathy verrà affidata ai Finch, una famiglia snob che la maltratta in continuazione. Dopo la morte della zia, Cathy dovrà proteggere se stessa e il suo tormentato fidanzato Logan dalle spietate mire di John Cabol, un avvocato e un industriale che si rivelerà uno spietato assassino. Riuscirà a salvarsi?
RECENSIONE
Prima di tutto vorrei ringraziare l’autrice per avermi fornito una copia digitale del suo romanzo e vorrei anche scusarmi per la lunghissima attesa (mi ha mandato il libro mesi e mesi fa).
Cenere sulla brughiera racconta la storia di Cathy, una ragazzina inglese che, dopo una serie di sfortune familiari, si trova costretta a vivere con una famiglia affidataria negli USA.
Esprimere un giudizio unico e complessivo su questo libro mi risulta piuttosto difficile, perché nel corso della lettura ho cambiato più volte parere e il mio giudizio varia a seconda degli elementi presi in considerazione… perciò procediamo con calma e analizziamo tutto passo per passo.
Partiamo dai personaggi: sono tutti molto stereotipati e caratterizzati all’estremo. Tutti o molto buoni, o molto strani, o molto cattivi; le loro descrizioni spingono al massimo le loro caratteristiche e lo stile in questo aiuta molto, visto che Francesca de Angelis usa molti aggettivi e si sofferma parecchio sui dettagli (esagerati e strampalati, in senso positivo) dei personaggi. Lo stile, oltre a essere ricco, è anche particolarmente “retrò” e unico: parole desuete e ricercate si fondono con espressioni fuori dal comune (come per esempio “dolce come una caramella mou”), creando un effetto estemporaneo, un’atmosfera che sa di passato, di indefinito, di fiabesco (anche grazie ai continui riferimenti alla brughiera inglese e alle sue creature).
Per esser sincera, all’inizio queste caratteristiche mi hanno un po’ infastidita, perché faticavo a collegare il mondo americano dei giorni nostri con i modi di fare dei personaggi, il loro modo di esprimersi e le descrizioni stesse fatte dall’autrice. Poi ho deciso di non considerare questo libro come un romanzo “realistico” (con, quindi, un’ambientazione e un tempo accurati), ma di interpretarlo come una storia fantastica nella sua ambientazione reale, un po’ come una fiaba. O meglio, a mio parere, anche un po’ come un fumetto. Non so esattamente perché, ma gli stereotipi dei personaggi mi hanno ricordato quelle storie comiche in cui tutti i partecipanti sono assurdamente portati a limiti: l’effetto è simpatico, fa sorridere. Mi è piaciuto.
Madison Finch, la madre adottiva era una donna bassina, grassottella e con il viso rotondo. Fin qui nulla di male, poiché a Catherine le persone come Madison, così pienotte stavano molto simpatiche, poiché le trovava carine e dolci come caramelle mou. Ma Madison non era il tipo di donna dolce come una caramella mou. Anzi non sembrava dolce per niente, piuttosto acida come latte scaduto da un mese. Inoltre era vestita in modo a dir poco inquietante.
Io (probabilmente) sono parecchio strana, visto che ho trovato anche le scene più tragiche abbastanza divertenti. Per farvi un esempio, i Finch, la famiglia adottiva di Cathy, sono dei gran bastardi (posso usare questa parola?) e maltrattano la figlia, però tutto è così strano da risultare comico. Avete mai letto Oliver Twist? Avete presente la scena della zuppa nella workhouse, quando Oliver ne chiede ancora per cena? Beh, non si può certo dire che la situazione non sia tragica, ma lo stile e il modo di parlare e di comportarsi dei personaggi fa ridere. In questo libro funziona allo stesso modo e l’autrice ha gestito molto bene quest’ambivalenza.
Per essere più precisi, funziona così per la prima metà del libro.
Dopodiché la situazione cambia completamente. E lo stacco è piuttosto brusco.
La prima metà (circa) del romanzo è lenta, dettagliata, simpatica, a tratti dolce e le scene tragiche non si fanno prendere molto sul serio… mentre nella seconda metà scoppia un putiferio. Non ho apprezzato molto questo cambiamento così improvviso e gli avvenimenti di questa seconda parte mi sono parsi estremi e ingiustificati. Senza fare spoiler, vi dico che non ho capito molto perché il super cattivo ha organizzato tutto il casino che ha organizzato, è stato un plot twist finale che non mi ha convinta molto.
Cosa mi è piaciuto di più di questo libro? Sicuramente Cathy, la protagonista, perché lei è davvero stranuccia ahahah A parte gli scherzi, la sua stranezza e la sua unicità me l’hanno fatta apprezzare molto. Così come ho trovato tenerissima la sua relazione con Logan.
<<Ti credo>> gli disse rassicurandolo. <<Ti credo e c’è un altra cosa che devo confessarti. Mi sono confidata con la zia, esternando con lei i miei sentimenti per te. Vedi, non so esprimerlo bene e magari ti sembrerà anche piuttosto irrispettoso da parte mia ma, quando ti guardo, mia sembra come se tu mi appartenessi, come se il mondo fosse proteso in avanti e dicesse: “Ecco, Catherine, una parte della tua anima è nascosta nel corpo di questo giovane dai capelli dorati”.>>
Tra i “cattivoni” il mio preferito è Lenny (il signor Finch): si è dimostrato imbecille oltre ogni misura e ogni volta che compariva lui io ridevo.
Conclusione? Consiglio questa lettura a chi è interessato a provare uno stile fuori dal comune e a chi è disposto a vivere una situazione di irreale realtà.
Fatemi sapere se vi ispira 🙂