RECENSIONE: Autoboyography di Christina Lauren
Uno stile semplice per una storia toccante
TITOLO: Autoboyography
AUTRICE: Christina Lauren
EDITORE: Simon & Shuster
PAGINE: 416
TRAMA (in italiano vi ho riassunto la trama all’inizio della recensione):
Three years ago, Tanner Scott’s family relocated from California to Utah, a move that nudged the bisexual teen temporarily back into the closet. Now, with one semester of high school to go, and no obstacles between him and out-of-state college freedom, Tanner plans to coast through his remaining classes and clear out of Utah.
But when his best friend Autumn dares him to take Provo High’s prestigious Seminar, where honor roll students diligently toil to draft a book in a semester, Tanner can’t resist going against his better judgment and having a go, if only to prove to Autumn how silly the whole thing is. Writing a book in four months sounds simple. Four months is an eternity.
It turns out, Tanner is only partly right: four months is a long time. After all, it takes only one second for him to notice Sebastian Brother, the Mormon prodigy who sold his own Seminar novel the year before and who now mentors the class. And it takes less than a month for Tanner to fall completely in love with him.
RECENSIONE
L’ultimo semestre delle superiori sta per iniziare e Tanner deve finire di compilare il suo orario. Autumn, la sua migliore amica, lo sfida a iscriversi a The Seminar, non un corso di scrittura, ma IL corso per eccellenza: tutti gli studenti scriveranno un libro in quattro mesi, sotto la guida esperta del professor Fujita. “Quattro mesi? Ma che volete che sia, sono un sacco di tempo!”, o almeno questo pensa Tanner quando accetta la sfida. Ancora non sa che questa decisione sconvolgerà la sua vita: a lezione il protagonista incontra Sebastian, miglior studente dell’anno precedente, ora assistente nel corso. And his smile ruins him.
Tanner si innamora perdutamente di Sebastian, non riesce a pensare ad altro: vorrebbe parlare con lui, toccarlo, conoscerlo, baciarlo. Eppure sa perfettamente che l’oggetto del suo desiderio si trova oltre un confine invalicabile: Tanner, infatti, due anni prima dell’inizio delle vicende, si è trasferito dalla California – dove era dichiaratamente bisessuale – alla cittadina di Provo, Utah, dove la maggior parte degli abitanti appartiene alla Chiesa Mormone. E Sebastian è figlio del bishop del paese.
Il romanzo si sofferma su temi veramente delicati, che nel corso della storia si intrecciano irrimediabilmente: adolescenza, identità sessuale, famiglia e religione.
L’adolescenza è un’età difficile per definizione, è il periodo della scoperta di sè, della costruzione definitiva della propria identità, è tempo di scelte e di legami. Tanner a Provo, paese bigotto e estremamente conservatore, deve rimanere chiuso in un guscio, non può alzare gli occhi, non può essere se stesso. Nemmeno Autumn sa, non può sapere, la voce si spargerebbe e tutti (i Mormoni) inizierebbero a guardarlo come se fosse un malato, un appestato.
Per fortuna la sua famiglia è di supporto: i suoi genitori sono al corrente dei gusti del figlio da quando aveva 13 anni e sono sempre stati di sostegno, non hanno mai criticato, hanno semplicemente accettato la sua “diversità”. Lo amano, incondizionatamente: sua madre, Jenna, programmatrice informatica di grande successo, riempie la casa di adesivi arcobaleno e non gli fa mai mancare un consiglio; suo padre è l’uomo più simpatico del mondo, le loro serate e le loro cene sono sempre spassosissime; anche la sua sorellina dark, Hailey, per quanto a volte gli risulti insopportabile, gli vuole un gran bene e non si sognerebbe mai di giudicarlo.
Provo però questo non lo accetta. I gay non sono nei piani di Dio. L’attrazione omosessuale è concessa – tollerata – ma ogni concreta azione è peccato. E Sebastian lo sa bene. Eppure lo sguardo di Tanner gli è rimasto marchiato a fuoco sulla pelle.
Per The Seminar il protagonista inizia a scrivere il suo libro: la storia di un ragazzo queer che arriva in un paese odioso. Comincia a buttare giù i suoi pensieri e presto il flusso non si ferma più. Lui e Sebastian vengono risucchiati in queste pagine, realtà e desideri si mischiano sulla carta e Tanner continua a vivere, a scrivere. Questo progetto ricopre un ruolo quasi terapeutico per il protagonista, gli permette di sfogarsi, raccontarsi, di esprimere a se stesso i suoi timori e i suoi sentimenti; scrivere diventa fondamentale, di vitale importanza per Tanner.
Non voglio spoilerarvi troppo lo sviluppo della storia, quindi perdonatemi se sarò piuttosto sintetica.
Sebastian, come è ovvio, cerca di resistere, di opporsi, poi prova a giustificarsi, cerca una spiegazione… alla fine la soluzione è chiara: anche lui si sta innamorando di Tanner.
Piano piano il libro copre e svela segreti, una relazione che deve rimanere nascosta nell’ombra; un segreto, però, in quanto tale presenta una forte e fatale tensione tra silenzio ed esposizione: prima o poi qualcuno verrà a saperlo. O prima poi qualcuno vorrà alzare la voce e farsi sentire.
Autoboyography ci permette di saperne di più sulle credenze della Chiesa Mormone, di cui io personalmente sapevo poco o nulla; l’opera mette in dubbio parecchi insegnamenti e critica una visione vetusta… non perché religiosa, ma perché (a parere di Tanner) ingiusta, illogica: Come può Dio essere amore, però amarti solo ad alcune condizioni?, chiede Tanner a un certo punto.
Per Sebastian non è così semplice rispondere. Con lui possiamo seguire i tormenti di un ragazzo che crede davvero, che è profondamente religioso, che ama il suo Dio e che ha una fede immensa… e che, tuttavia, non riesce a non essere ciò che è. Vediamo i suoi sforzi, il suo dolore, ed è straziante.
Nonostante i temi piuttosto complessi, lo stile è molto leggero, simile a quello (a me ben noto) di John Green: scorrevole, simpatico, adolescenziale. Tanner ci fa ridere, oltre a commuoverci.
Questo romanzo, insomma, sa trovare il giusto equilibrio tra forma e contenuti.
Vi consiglio di disporvi alla lettura con un atteggiamento propositivo: provate a comprendere tutti i punti di vista raccontati, per quanto possano magari essere lontani dal vostro.
Che ne pensate? Vi ispira?
Purtroppo il romanzo è disponibile solo in inglese (QUI la recensione in inglese), però vi assicuro che il linguaggio è davvero facile… perciò fateci un pensierino 😉