IN MILLE PAROLE #14: Essere single non è una tragedia di Alessandro Ricci
Buongiorno a tutti e tutte!
L’ultima edizione di In mille parole è stata dedicata alla singletudine e a San Faustino: gli autori e le autrici partecipanti si sono scatenati con storie fantasiose, romantiche, ironiche… Insomma, pronti per scoprire la classifica di questo mese? 😉
- Essere single non è una tragedia di Alessandro Ricci
- Singletudine di Anna Maria Scampone
- Aspettando S. Faustino di Tania Anastasi +
L’importanza di imparare a incollare vasetti di Erika Messina
Complimenti per gli ottimi racconti. Ricordo ai nostri lettori e alle nostre lettrici che, come sempre, potete recuperare tutti i racconti in gara sul nostro gruppo Facebook, che trovate QUI.
Ecco qui sotto la versione integrale del racconto di Alessandro Ricci.
Essere single non è una tragedia
di Alessandro Ricci
Essere single non è una tragedia, me lo ripetono tutti.
Al giorno d’oggi sono tanti quelli che decidono di vivere da soli. Single per scelta si definiscono.
Io la rispetto, questa loro scelta, ma non la condivido. Come potrei? Io che sono single per un tragico scherzo del destino.
Si, lo so cosa state per dire, non c’è bisogno di essere in due per essere felici, doversi accoppiare per forza è un retaggio sociale antico e superato
E’ una vostra opinione, se permettete.
Certo, avete ragione quando sostenete che un individuo può dirsi completo quando riesce ad autodeterminarsi, senza bisogno di un compagno o una compagna, a essere contento anche quando è solo. Soprattutto quando è solo.
Altrimenti la sua felicità non è che un’illusione, subordinata al fatto di essere in due.
Avete proprio ragione, ragione da vendere.
Io però da quando sono solo non sto affatto bene. Sono lo stesso di prima, ma è come se mi mancasse un pezzo. Ho perso una parte di me, che mi identificava.
Non ho più uno scopo nella vita, ho perduto il motivo stesso di esistere.
Credo di essere stato concepito per stare in coppia.
Molti di voi non mi capiranno, so bene anche questo. Qualcuno riderà di me, ma non mi importa.
Consideratemi pure un debole, uno stupido romantico, ma io solo non ci so stare. Sono fatto così e non me ne vergogno.
Dite che dovrei reagire? Farmi forza e godermi i vantaggi della vita da single? Di un’esistenza priva di limiti e costrizioni?
Fosse facile! Per me non lo è affatto. Essere single è una tragedia, inutile ingannarsi.
Parlavo proprio di questo col mio vicino la scorsa settimana.
“Non te la prendere” mi ha detto. “Io sono single da sempre, non è così male, sai?”
Me lo diceva col tono di chi ti rivela una grande verità, peccato che sia uno stupido, il mio vicino.
“Cosa non è male? Non avere nessuno con cui passeggiare, un’anima gemella con cui accoccolarsi la sera e dimenticare gli odori e le fatiche della giornata? Questo non sarebbe male?”
“Non ti scaldare così” ha risposto lui sulla difensiva, a ripensarci forse ho alzato un po’ troppo la voce. “Volevo solo dirti che io me la cavo alla grande da solo.”
“Parli bene tu non sei altro che un ridicolo boxer” ho sbottato, poi ho chiuso il cassetto e mi sono rimesso a dormire.
Dormo molto ultimamente, non esco più come prima, preferisco starmene da solo a pensare alla mia sfortuna. Nel buio del cassetto dormo e sogno. Sogno di non essere solo, di essere di nuovo felice e completo.
Dicono che la miglior cura contro la tristezza post separazione sia quella di uscire, fare cose, vedere gente, ma non mi va di affrontare il mondo come se nulla fosse. Non ce la faccio.
Anche se volessi uscire poi, chi vorrebbe usare un calzino spaiato?
No, preferisco stare qua e aspettare che arrivino le tarme. Spero che facciano in fretta, che divorino le mie fibre inutili e mettano fine a questo senso di vuoto che mi opprime.
Sapete cosa c’è più triste di essere un calzino single? Stare in un cassetto pieno zeppo di calzini accoppiati e felici. Vederli stringersi a vicenda e uscire spensierati, ignari di quanto sono fortunati.
Non parlano più con me, mi guardano con compassione e un po’ di paura, ricordo loro cosa potrebbe accadergli se rimanessero soli, così preferiscono ignorarmi.
Non parlo con nessuno da quando ho litigato col mio vicino.
Non l’ho più visto, credo che si sia offeso. Poco male, come vi ho detto è uno stupido.
Non ho bisogno di lui, voglio solo dormire e sognare.
Ho sognato di nuovo, ieri, non uno di quei sogni belli. Ho sognato il terribile momento in cui sono rimasto single. E’ passato più di un mese ormai, ma lo ricordo come se fosse ieri
Eravamo insieme felici, due metà del solito capo di abbigliamento. Stavamo per farci il bagno.
Ah, come eravamo spensierati! Pronti a gettarci in mezzo alla schiuma, ridendo e schizzandoci a vicenda. Lo avevamo fatto mille volte, e ogni volta era come la prima.
Chi avrebbe mai potuto pensare che la nostra felicità si sarebbe disgregata in un paio di giri di centrifuga? Come vi dicevo, lo avevamo fatto spesso e non era mai capitato nulla.
Si c’erano delle voci su misteriosi sparizioni, leggende che si raccontavano la sera per il gusto di spaventarci, ma nessuno di noi due ci credeva veramente. Eravamo insieme, uniti e innamorati. Che poteva succedere di male?
Ci siamo persi di vista durante la fase di asciugatura per capi misti, ma non mi sono preoccupato, era già capitato.
Invece tutto ad un tratto mi sono trovato solo. E’ incredibile come in pochi secondi la tua vita, quello in cui credevi, possa scomparire come una bolla di detersivo ultraforte per macchie ostinate.. In un momento banale, senza che nessuno intorno a te si accorga dell’immensa tragedia che si sta consumando.
Ho cercato dappertutto, sull’asse da stiro– è stato inutile, chi stira i calzini? – nel cesto della biancheria da piegare e infine nel cassetto dove abito. Ma come avrete capito è stato tutto inutile.
Adesso sono qua e aspetto la fine.
Stanno aprendo il cassetto. Spero che non sia quel boxer invadente, altrimenti dovrò mandarlo al diavolo una volta per tutte.
No, è un Umano. Starà cercando un paio di fortunatissimi calzini per uscire. Calzini in coppia, non spaiati come me.
Aspettate, sta prendendo proprio me. L’ora della mia dipartita è infine giunta, sarò sollevato dal mio dolore inconsolabile. Chissà se esiste un posto speciale in paradiso dove finiscono i calzini spaiati, un posto dove non sarò mai più solo.
L’umano non mi getta. E’ pazzo. Mi ha infilato nella sua mano. Diamine, ma è contro natura! Non sono fatto per stare li. Però è piacevole, strano ma piacevole.
Meraviglia, non sono più un calzino spaiato. La mano dell’umano dentro di me mi ha trasformato in un serpente. Lo sento ruggire. Sono un drago! Ho sempre desiderato essere un drago.
Il dolore della perdita si sta affievolendo in una dolce nostalgia. Non desidero più farla finita.
La vita è piena di sorprese, brutte e belle. Dopotutto fanno parte del nostro percorso di crescita.
Vale sempre la pena di continuare a sperare.
Cosa ne pensate? Vi è piaciuto il racconto?
Al prossimo mese con un nuovo tema!