BLOGTOUR: Il vortice dei dannati di Franco Giacoia
Buongiorno a tutti!
Oggi il nostro blog ospita la terza tappa di un blogtour organizzato da NPS Edizioni e dedicato al libro di recente uscita Il vortice dei dannati di Franco Giacoia. Qui sotto trovate tutte le info sul romanzo e un focus sui personaggi della storia.
TITOLO: Il vortice dei dannati
AUTORE: Franco Giacoia
EDITORE: NPS Edizioni
PAGINE: 140
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TRAMA:
Pietro Bracaletti è un marinaio esperto, baciato dalle ninfe del mare. Non c’è peschereccio su cui si imbarchi che non rientri in porto carico di pescato.
Una simile fama genera invidia e attira l’attenzione dell’ombra.
Costretto all’esilio dalla sua amata San Benedetto del Tronto, Pietro vaga per tutta l’Italia, deciso a lasciarsi alle spalle i fantasmi del suo oscuro passato. Ma le anime erranti in cerca di vendetta non gli danno tregua: soltanto un Tagliatore, in fondo, può aver ragione della potenza dello Scijò.
I PERSONAGGI
Pietro (Voccastorta)
Marinaio è l’irascibile rivale di Giuseppe (Isè). Tra i due non corre buon sangue per via di un vecchio contenzioso riguardo a una donna. Abile nel suo mestiere, è invidiato da tutti i pescatori della città per la leggenda che alberga su di lui, secondo la quale pare essere stato baciato dalle ninfe del mare: tutte le navi su cui si è imbarcato sono sempre tornate stracariche di pescato. L’odio tra i due è però destinato a sfociare in tragedia e così il buon Pietro si trascina dietro una sorta di atavica maledizione che lo inseguirà dovunque andrà.
Finito di calare le reti, si ritirò quatto quatto sottocoperta, dove si stese sul pagliericcio a fumare la pipa. Nessuno avrebbe avuto da ridire, neppure lu parò: a quarant’anni suonati, di cui ventinove trascorsi in mare, Pietro Bracaletti era considerato un’autorità nell’ambiente. Si mormorava addirittura che fosse stato baciato dalle ninfe del mare, tant’era fortunato: non c’era peschereccio su cui si era imbarcato che non fosse rientrato in porto stracarico di pescato. La sua fama, meritata o meno che fosse, poteva anche aver infastidito qualcuno, ma nessuno s’era mai azzardato a farglielo notare, “cagnarotto” com’era.
Vincenzo
Giovane marinaio, diventa protagonista nella seconda parte del romanzo. Promesso sposo di Milena, figlia di un facoltoso imprenditore locale, rifiuta la noiosa vita di operaio nonostante l’opportunità di una remunerativa carriera; non vuole rinunciare all’occasione di diventare un uomo che si è fatto da se, quindi si imbarca sul Marcantonio – uno dei primi motopescherecci oceanici – con destinazione Mauritania e Capo Verde, minimizzando sugli inquietanti moniti della fidanzata che poi si riveleranno fondati. Toccherà a lui chiudere definitivamente il cerchio della “maledizione del mare”.
Il mare era stato, e rimaneva, il suo maestro migliore. Aveva appreso più cose dai pescatori veterani di quante ne avrebbe mai potute imparare dai libri. Era sua convinzione che i professori della scuola di Avviamento non fossero altro che persone qualunque con la testa piena zeppa di nozioni, ma scarsa esperienza sul campo. Invece era proprio su una barca che potevi capire tante cose che nessuna teoria poteva mai insegnarti.
Giovanni
Voce narrante della storia, è un accademico esperto di folclore, storia e tradizioni sambenedettesi. Di lui sappiamo che da quando è stato lasciato dalla moglie vive solo nel suo appartamento di via Dari, non lontano dal Circolo dei Sambenedettesi, dove ogni mercoledì intrattiene anziani pescatori in pensione (e non solo) con i suoi interventi in materia locale. La sua relazione con i due personaggi principali della vicenda diventerà chiara solo nel finale.
Guardò l’orologio e sussultò. Non si era reso conto di quanto fosse tardi. Sulla via del ritorno, si fermò al bar. Rimase a fissare l’abete adorno di addobbi natalizi che stava accanto all’ingresso, che lo sovrastava di una spanna buona. Le luci intermittenti gli inondarono il volto di riflessi rossi, blu e verdi. Rimestando nel calderone dei ricordi, vennero a galla immagini e sapori lasciati più o meno intenzionalmente nel dimenticatoio, accompagnati però da un’amarezza mai del tutto sopita. Sforzandosi di non cedere al rancore, si avvicinò al bancone e ordinò il solito caffè corretto. Se lo gustò in santa pace, come chi sa di avere a disposizione tutto il tempo del mondo.
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