RECENSIONE: Da ora in poi di Catia Proietti
TITOLO: Da ora in poi
AUTRICE: Catia Proietti
EDITORE: Edizioni Il Ciliegio
PAGINE: 220
TRAMA
Claudio, tredici anni, è nato e cresciuto a San Basilio, quartiere problematico della periferia romana. Appassionato di skateboard, rivela il suo talento iniziando a frequentare uno skatepark nelle vicinanze. Ma a casa la situazione è difficile: orfano di madre, vive con il padre Dario che, inabile al lavoro a causa di un incidente, sfrutta l’abilità del figlio per spacciare droga. Claudio ha un sogno, vorrebbe diventare uno skater professionista, ma si sente vittima di un destino imposto dai condizionamenti sociali ed è deluso dal mondo degli adulti. La scuola e lo sport gli offrono un’opportunità di riscatto e, in un susseguirsi di avvenimenti a ritmo serrato, Claudio sceglierà di ribellarsi.
RECENSIONE
“Io non ci voglio morire” dice Claudio in Da ora in poi, riferendosi alla cava di rena.
Claudio sembra Rosso Malpelo e molti direbbero che, in fondo, lo è e non potrebbe essere altrimenti. Siamo tutti Rosso Malpelo: il giudizio e il pregiudizio da parte degli altri (e di noi stessi) ci incatena a un futuro già determinato.
Invece no. Non è così. E Claudio diventa l’emblema dell’autodeterminismo, dei sogni e delle passioni che possono (e devono) essere inseguiti.
Claudio ha 13 anni, è poco più che un bambino… tuttavia la sua infanzia è finita fin troppo presto: quando la madre muore e il padre inizia a sfruttarlo per consegnare la droga, le sue giornate perdono il colore e la spensieratezza tipici di quest’età. Un peso enorme gli schiaccia il petto. Solo il Bunker gli dà sollievo: in questo skatepark può essere se stesso, libero, veloce, forte, coraggioso, può lanciarsi e saltare, correre senza catene. È un’aquila.
Il protagonista è sicuramente un personaggio che rimane nel cuore, fa colpo con la sua innocenza e con la sua consapevolezza. È un bambino e un adulto in contemporanea. L’ingenuità di alcuni suoi pensieri fa sorridere, il dolore che prova fa piangere, le sue speranze commuovono.
Il suo rapporto con il padre risulta a dir poco complesso: sfruttamento e amore si intrecciano, con un risultato difficile da districare, da analizzare, da comprendere. La loro relazione è sfaccettata. Il padre, violento e debole allo stesso tempo, ha paura, è egli stesso un Rosso Malpelo che sta morendo nella cava. Le sue colpe non sono così nette e giudicarlo troppo presto può essere sbagliato. Compassione, pena, colpa, rabbia, condanna… tante emozioni, una riflessione non proprio facile.
Lo stile è scorrevole, assolutamente adatto alla mente di un tredicenne, spontaneo e un po’ birichino.
Due sono i messaggi che mi sento di sottolineare.
Primo: la scuola aiuta, perché dà consapevolezza, fa pensare, anche su cose che vorremmo dimenticare. Fondamentali sono quindi quegli insegnanti che ai ragazzi ci tengono davvero e che fanno molto più che far imparare a memoria quattro informazioni.
Secondo: lo sport, le relazioni sane, l’affetto, i sogni, i desideri… sono vitali. Un ambiente incoraggiante è necessario. Un sogno può essere la salvezza di molti.
Io, personalmente, ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia “sognatrice” e di avere al mio fianco persone che nei miei sogni hanno creduto (e credono) insieme a me.
Condivido appieno il messaggio raccontato da Catia Proietti in questo romanzo: non importa quanto possa essere difficile… una soluzione c’è, dobbiamo solo trovarla. E a chi vi dirà che non ce la farete: avete un dito medio, usatelo (bonjour finesse!). Insomma, never back down.