RECENSIONE: Un principessa per due re di Philippa Gregory
TITOLO: Una principessa per due re
AUTRICE: Philippa Gregory
PAGINE: 544
TRAMA:
Inghilterra, 1485. Quando Enrico Tudor raccoglie la corona d’Inghilterra dal fango della battaglia di Bosworth, sa che l’unico modo per unificare un regno da quasi vent’anni diviso dalla guerra è sposare la principessa della casata nemica, Elisabetta di York. Ma lei è ancora innamorata del defunto sovrano, Riccardo III, e mezza Inghilterra sogna di vedere sul trono l’erede legittimo, che la Regina della Rosa Bianca ha mandato in un luogo ignoto proprio per proteggerlo. La nuova monarchia può anche aver conquistato il potere, ma non ha certo conquistato il cuore dei sudditi, che tramano complotti e congiure nella speranza di un trionfante ritorno degli York. Ora la più grande paura di Enrico è che da qualche parte, oltre i confini dell’Inghilterra, un principe della dinastia avversaria stia solo aspettando il momento giusto per invadere il regno e reclamare il trono. E il giorno in cui un giovane uomo – che potrebbe essere il legittimo re – impugna le armi e minaccia la corona, Elisabetta sarà costretta a scegliere tra il marito che ha appena imparato ad amare e il ragazzo che dichiara di essere il suo amato e perduto fratello: la rosa di York finalmente torna a casa.
RECENSIONE
Una principessa per due re (titolo originale: The White Princess, la traduzione è terribile) racconta la storia di Elisabetta di York, figlia di Edoardo IV e moglie di Enrico VII, primo re Tudor. Ci troviamo alla fine della Guerra delle Due Rose, Ernico VII ha preso il trono inglese dopo aver sconfitto il precedente sovrano e sposa Elisabetta, principessa della rosa bianca, per cercare di pacificare gli scontri tra le rispettive famiglie.
Questo romanzo non si focalizza molto sugli avvenimenti storici, quanto piuttosto su come li vive la stessa Elisabetta, costretta a un matrimonio senza amore con un uomo che considera suo nemico, e immersa in un ambiente che continua a tramare rivolte e cambi di vertice.
Elisabetta sposa il re, viene incoronata regina, partorisce il futuro re, principi e principesse reali… eppure continua a rimanere impotente, inascoltata quando avrebbe consigli utili da dare al marito, ignorata o addirittura guardata con sospetto. La principale ragione di questa sua estromissione forzata da ogni forma di potere è la madre del re, Margaret Beaufort, una donna fredda, calcolatrice, fervente religiosa che non vede né sente altra ragione se non la propria. Lei vuole a tutti i costi essere la donna più importante del regno e non lascia alla nuora alcuno spiraglio per emergere.
Ho apprezzato molto che l’autrice abbia deciso di raccontare la storia attraverso le vicende e le macchinazioni delle donne che sono state intorno e contro Enrico VII: sua madre, sua moglie, sua suocera e infine la moglie del suo nemico, di cui si innamora. Tutto filtrato dal punto di vista di Elisabetta, questo libro ci mostra un re in balia delle trame che le donne intorno a lui studiano e intessono. Sua madre si fa guidare da Dio e dalla paura di perdere ciò che ha guadagnato per il figlio; Elisabetta Woodville, madre della regina, dalla volontà di vendicare il proprio casato e rimettere uno York sul trono. Queste due sono le figure femminili più attive del libro, quelle che in qualche modo trovano sempre una scappatoia per fare ciò che vogliono, alle spalle del re. La protagonista e poi Katherine Huntly invece finiscono per subire le decisioni del sovrano, che però a sua volta patisce i contraccolpi dei suoi errori e della sua incapacità di fidarsi e accettare i buoni consigli che arrivano dalla consorte.
Enrico VII viene infatti mostrato come un uomo fragile, dipendente dall’affetto materno, costantemente divorato dall’ansia, ossessionato da complotti, minacce, timoroso di non essere all’altezza.
La relazione tra lui ed Elisabetta è raccontata con una pacatezza che la rende quasi un esperimento scientifico, due reagenti mescolati e osservati in vitro per vedere cosa succederà. Dall’odio si passa alla sopportazione, alla tranquilla convivenza, al piacere della reciproca compagnia, alla passione e poi di nuovo all’odio. Un’evoluzione triste, e lasciata aperta al termine del libro.
Ho trovato molto significativo che il sentimento principale provato dalla regina nei confronti del marito sia la compassione, una sorta di pietà suscitata dalla sua incapacità di essere un uomo adatto al ruolo che ha preteso di rivestire. Lei non può fare a meno di paragonarlo agli uomini della propria casata, che sono sempre stati belli, coraggiosi, amati, mentre Enrico VII è poco affascinante, insicuro, e non combatte mai in prima linea.
Gli eventi storici si susseguono con inesorabile ferocia, ribellione dopo ribellione, esecuzione dopo esecuzione. Noi lettori nel frattempo continuiamo a seguire Elisabetta, le sue gravidanze, la rete di spie che la circonda anche nelle sue stanze private. La componente che colpisce di più, soprattutto nella seconda parte, è proprio questo clima di persecuzione che non abbandona mai il re e di conseguenza la sua corte. Ecco, l’unico vero difetto di questo romanzo che posso indicare è la ripetitività di queste scene; d’altra parte l’atmosfera pesante che creano e la sensazione che da questo loop di timori e morte non si possa scappare è molto azzeccata, rende bene i sentimenti della protagonista.
Non è un romanzo entusiasmante, anzi, è piuttosto lento, sembra quasi di stare rinchiusi nella Torre ad aspettare lo sviluppo degli eventi… e proprio per questo lo consiglio: offre uno sguardo particolare, dall’interno del palazzo, angosciato e privo di grandezza, su questa parte della storia inglese. Attenzione però: è fiction, non un saggio storico, dunque non ha alcuna pretesa di narrare i fatti in modo accurato e veritiero; l’autrice include riferimenti a maledizioni e teorie non verificate, come viene specificato anche nelle note finali.
Concludo con una considerazione sulla serie tv che ne è stata tratta, The White Princess: la trasposizione secondo me abbandona parte del tedio che accompagna il libro e cerca di costruire un arco narrativo con degli apici più evidenti e una conclusione migliore per il rapporto tra Elisabetta ed Enrico. Non è molto fedele all’atmosfera del libro, ma è molto ben fatta e più coinvolgente. Consigliata.