RECENSIONE: Namiko e i giardino di Kyoto di Andreas Séché

TITOLO: Namiko e i giardini di Kyoto
AUTRICE: Andreas Séché
EDITORE: Mondadori
PAGINE: 156

TRAMA:
Quando un giornalista tedesco di ventinove anni si reca in Giappone per un reportage sull’arte dei giardini, non può certo prevedere che questo viaggio cambierà la sua vita per sempre. Nel corso delle sue passeggiate nei giardini di Kyoto incontra infatti la misteriosa e sensibile studentessa Namiko, custode di un rapporto intimo con la natura, e ne rimane immediatamente affascinato. Ascoltandola ripercorrere l’arte millenaria che rende questi giardini spazi di meditazione e armonia, si rende conto che la donna sussurra e che il tono sommesso della sua voce regala alle parole un’intensità e un significato del tutto nuovi, in grado di toccare le corde più profonde dell’anima. Namiko sussurra non solo con le parole, ma anche con i gesti, lo sguardo e il tatto. Per il giornalista è solo il primo passo di un lungo viaggio, dentro una cultura celata nei caratteri della scrittura e nei tradizionali kúan che il protagonista inizierà a comprendere con l’aiuto del padre di Namiko. Finché una notte, seduto al fianco della giovane donna nel “giardino dei sospiri alla luna” ad ascoltare la melodia di un flauto tradizionale, si troverà a dover prendere una decisione difficile e da cui non potrà tornare indietro.
Attraverso una storia d’amore unica e commovente che mette a confronto la mentalità occidentale con quella orientale, questo romanzo esplora l’eterno dilemma tra ragione e cuore, tra avere ed essere, trovando una risposta nella poesia.

RECENSIONE

Un giovane giornalista tedesco si reca in Giappone per visitare qualche bel giardino di Kyoto e scrivere un articolo sul tema. Il protagonista – non certo un edonista, ma semplicemente un occidentale un po’ superficiale – aveva previsto pochi giorni di viaggio e un rapido ritorno in patria; non si aspettava di trovare lì, a migliaia di chilometri da casa, la luce della sua esistenza… Namiko, una giovane giapponese appassionata della vita in ogni sua sfumatura.
Per buona parte del libro i ragazzi esplorano Kyoto e altri luoghi del Giappone, con Namiko nel ruolo di guida materiale e spirituale. La ragazza diventa infatti fonte di racconti e conoscenza per il turista straniero: nel corso del romanzo giornalista e lettore hanno modo di scoprire i segreti dell’arte dei giardini giapponesi, il valore e la storia degli elementi che li compongono e decorano (una decorazione non è mai solo una decorazione!), nonché il significato dei pittogrammi cinesi e dei tradizionali kuan – che per essere compresi vanno “ascoltati” senza ricercare una logica.
Namiko è brillante, rispettosa e allo stesso irriverente, gioiosa, riflessiva, davvero luminosa; grazie a lei in poche pagine il narratore attraversa un personale percorso di trasformazione e decide di sconvolgere completamente la propria vita… 

Una parte consistente del romanzo si focalizza su descrizioni di luoghi e spiegazioni di tradizioni, leggende e storie; devo ammettere che si tratta della componente più convincente del libro, il quale “insegna” più cose al lettore di quanto non lo catturi con la sua trama… trama che è quasi assente, ridotta proprio all’osso. Purtroppo questo approccio “enciclopedico” e la scarsità di eventi non mi hanno convinta a pieno: l’impalpabilità e la leggiadria romantica ricercate dall’autore mi sono arrivate come inconsistenza, non raffinatezza. Il mio parere su questo libro è dunque quasi paradossale: pur essendo molto breve e pur “correndo” nello sviluppo della relazione tra il protagonista e Namiko, la lettura mi è risultata molto lenta, per nulla entusiasmante. Peccato.
Ho apprezzato molto la caratterizzazione del personaggio di Namiko e quella di suo padre, che spicca proprio tra le pagine e strappa più di un sorriso; non sono riuscita invece a entrare totalmente in sintonia con il protagonista, sebbene la storia sia narrata proprio da lui. 
L’idea alla base del testo è affascinante, e alcune pagine sono davvero piacevoli; ciò nonostante credo che il risultato finale non sia all’altezza delle aspettative, soprattutto per quanto riguarda la componente emotiva ed emozionale.

Avete già letto questo libro? Cosa ne pensate?

Alex

amore, Giappone, Mondadori, recensione

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