RECENSIONE: La tatuatrice gentile di Lucille Ninivaggi

TITOLO: La tatuatrice gentile
AUTRICE: Lucille Ninivaggi
PAGINE: 144
EDITORE: Mondadori

TRAMA:
Lara ha sempre amato disegnare, inventare nuovi mondi dove rifugiarsi nei momenti più bui. Per lei, la fantasia è stata l’antidoto ai tanti dolori che hanno segnato la sua vita fin dall’infanzia. Ora, diventata donna, ha trovato il coraggio di lasciare un lavoro che non sentiva giusto per sé, trasformando la sua passione in un mestiere che finalmente le dà gioia, la tatuatrice. Ma Lara non si limita a tatuare e basta. Lei, quando qualcuno, per lo più donne, la contatta per farsi fare un tatuaggio, prima di tutto chiede che le racconti la sua storia. Lei la ascolta con attenzione e se ne prende cura, con la stessa gentilezza e il medesimo rispetto che l’adorata nonna Ada riservava alle sue amatissime piante. E poi traduce quei racconti di vite spesso offese in tatuaggi meravigliosi, trasformando così il dolore in bellezza, e quindi in forza. Come se, attraverso quei tatuaggi, Lara aiutasse le donne che si rivolgono a lei a tirare una riga – una riga bellissima, fitta di colori, volti e fiori – su ciò che sono state e a segnare il punto della rinascita. Ogni volta che accade questo miracolo di empatia e di rinascita, il piccolo studio di Lara si riempie di nuova luce e si realizza quello che nonna Ada le diceva sempre, «ci sono volte in cui fare qualcosa per gli altri equivale a farlo per se stessi». Perché le storie di cui si fa custode e interprete Lara, storie di donne coraggiose che non vogliono permettere al male che le ha investite di fermarle, aiutano anche lei a guarire, a sentirsi meno sola e finalmente al sicuro. E a preparare gli occhi e il cuore ai nuovi sogni che verranno.

RECENSIONE

La tatuatrice Gentile è una piccola storia: quella di una bambina gentile cresciuta in fretta con una mamma troppo occupata a lavorare e a cercare di sopravvivere per non approfittare della sua precoce autonomia, capace di non chiedere mai nulla per non essere di peso alla mamma, e che si concede di essere bambina solo con nonna Ada, che le insegna ad amare le peonie e a fidarsi della sua creatività.

La trama è semplice: una mamma abbandonata dal papà (per fortuna, aggiungo), amareggiata dalla vita e senza più forze per lottare, che vuole bene ai suoi figli ma che non riesce a credere in loro, tanto è grande la sua disillusione. E una bambina che crescendo e nutrendosi di quell’amore, per quanto avaro, e della sua forza interiore (che a poco a poco viene fuori), riesce comunque a trovare la sua strada verso una professione creativa come quella della «body art»: a costo di rischiare quel poco che ha e di deludere la madre che vorrebbe per lei il classico posto fisso, gli studi universitari…

Le tematiche che questo breve romanzo sfiora sono moltissime, incredibile in così poche pagine: e sono spesso pagine drammatiche eppure deliziose, direi consolatorie se la parola in sé non fosse un po’ arida; forse sarebbe meglio il termine “confortanti”: come il comfort-food, forse questa potrebbe essere definita una confort-lettura. Perchè ci racconta una storia dura, durissima, ma nel contempo ci dice che pur non essendo facile, ce la possiamo fare, che tutto quello che occorre è dentro di noi e che bisogna solo lasciarlo venire alla luce; e che il mondo là fuori bisogna lasciarlo andare, dobbiamo smettere di cercare di salvarlo e ancora di più se gli vogliamo bene. Perchè nessuno si salva da solo, è vero, ma se non mettiamo noi stessi al centro della nostra attenzione, nessuno lo farà per noi.

Due sono le cose che ho amato di più di questo romanzo.
Innanzitutto le storie dei tatuaggi: l’amore con cui Lara si dedica ai suoi clienti, li studia e alla fine dona loro i tatuaggi su misura che desideravano, pur senza saperlo. È bellissimo leggere come i disegni nascono nella mente di Lara, e alla fine vedere lo stesso disegno rappresentato sulla pagina del libro, sorprendente ed emozionante.
In secondo luogo ho amato l’amore di Lara per la sua mamma imperfetta, così difficile da amare eppure la nostra protagonista ci riesce: se ne allontana quando sente che può e deve farlo dopo l’ennesima litigata ma senza odio, senza rotture definitive, conservando l’affetto per la mamma in un angolino del cuore, che è forse l’unico modo di trovare la pace dopo un distacco così doloroso.

Un romanzo molto intenso, che potrebbe apparire frammentario, un po’ discontinuo con i continui balzi avanti e indietro nel tempo; invece a me è sembrato così armonioso, con la sua logica dei sentimenti che va oltre le dimensioni spazio-temporali e ci guida in un viaggio interiore di crescita e di conquista di una serenità gentile: qualcosa a cui tutti possiamo aspirare se impariamo a concentrarci su noi stessi, rispettando le scelte di chi ci sta intorno e di cui non potremo mai conoscere le motivazioni, e amandoli per quello che sono, imperfetti come noi.


Cosa ne pensate? Vi piacerebbe leggerlo?

Alice Croce Ortega


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