RECENSIONE: Jane Eyre di Charlotte Bronte
TITOLO: Jane Eyre
AUTORE: Charlotte Bronte
PAGINE: 460
TRAMA:
Jane Eyre racconta la storia dell’educazione sentimentale di una giovane istitutrice inglese, orfana e di umili origini, che ottiene alla fine, dopo molte peripezie, la felicità in amore unendosi all’ardente, impetuoso Edward Rochester, suo padrone; con questa si intreccia una precedente e tragica storia d’amore e follia che ha avuto per protagonisti Edward e Bertha, la donna strappata alla sua terra caraibica e relegata come pazza in una soffitta nella grande magione di Rochester: Thornfield Hall.
RECENSIONE
Per quest’estate la mia prof. di inglese ci ha consigliato il libro Jane Eyre di Charlotte Bronte. Prima di iniziare la lettura ero piuttosto incerta, perché temevo che il libro assomigliasse troppo per stile e struttura al famoso romanzo della sorella dell’autrice, ovvero Cime Tempestose, che ho letto l’estate scorsa e che non mi è piaciuto proprio per niente (QUI la recensione). Fortunatamente, Jane Eyre si è rivelato una lettura interessante. Sicuramente non è un romanzo semplice, soprattutto in lingua originale, tanto è vero che sono riuscita a leggere al massimo una trentina di pagine al giorno (altrimenti poi il mio cervellino avrebbe rischiato di fondersi).
“Life appears to me too short to be spent in nursing animosity or registering wrongs.”
La protagonista, Jane Eyre, è davvero il cuore pulsante dell’intero romanzo: in meno di cinquecento pagine l’autrice ci dà la possibilità di conoscerla e accompagnarla nel suo percorso di crescita, dall’età di dieci anni fino alla maturità. Il romanzo può essere diviso in tre sezioni corrispondenti alle tre fasi principali dei primi vent’anni di vita di Jane Eyre.
La prima sezione corrisponde alla fanciullezza della protagonista, ovvero agli anni che Jane Eyre trascorre come studentessa presso il collegio di Lowood, dove ha l’opportunità di formarsi e apprendere conoscenze nei più svariati campi, dal francese all’algebra. Gli anni di Lowood sono per la protagonista un piacere e un supplizio al tempo stesso, poiché da una parte è riconoscente per l’educazione che riceve, mentre dall’altra si sente tremendamente sola e infelice. Lowood è un luogo isolato e freddo, in cui Jane e le sue compagne sono costrette a sottostare a regole rigidissime per non ricevere punizioni severe e umilianti. Insomma… quando noi studenti moderni ci lamentiamo delle nostre scuole dicendo che sono troppo severe non sappiamo davvero ciò di cui stiamo parlando: ci basterebbero cinque minuti nella solitaria e rigida Lowood per cambiare idea all’istante. Per quanto possa essere interessante scoprire la realtà scolastica del XIX secolo, ho trovato questa prima parte abbastanza lenta e pesante.
La seconda sezione del romanzo comprende gli anni trascorsi a Thornfield Hall, anni felici per Jane, ricchi di momenti piacevoli e memorabili. A Thornfield Hall la giovane, ormai diciottenne, conosce e si innamora di Mr. Rochester, uomo all’apparenza rude e burbero, ma che pian piano si ammorbirà per la sua Jane, mostrando di essere disposto a tutto per la donna amata. Il rapporto tra Jane e Mr. Rochester è senza ombra di dubbio un rapporto peculiare, un rapporto fondato su stima e rispetto reciproco; nonostante la loro differenza sociale, Mr. Rochester non guarda mai la ragazza dall’alto verso il basso e non la considera mai una giovane sciocca, anzi la mette alla prova costantemente, la sprona a dire ciò che pensa e a uscire dall’ombra in cui a volte la giovane preferisce nascondersi. Il loro è un amore passionale e delicato al tempo stesso, un amore complesso e tormentato, ma anche capace di regale gioia ed estasi. Questa seconda parte è in assoluto la mia preferita, infatti ho apprezzato molto la dinamica del rapporto tra Jane e Mr. Rochester. Purtroppo l’amore non può sempre vincere su tutto e così gli scheletri nell’armadio di Mr. Rochester obbligheranno la giovane Jane ad abbandonare l’innamorato.
La terza parte racconta i mesi dopo Thornfield Hall, in cui Jane si ritrova nuovamente sola e persa, senza una meta, una casa o qualcuno a cui chiedere aiuto. Dopo giorni di oscurità, la ragazza è salvata da St. John Rivers e le sue sorelle, che le offrono protezione, amicizia e lavoro. Diana e Mary Rivers mi sono piaciute molto, infatti con la loro solarità hanno aggiunto un pizzico di colore al bianco e nero della triste vita della protagonista; al contrario ho profondamente odiato loro fratello… Ogni volta che St. John parlava con Jane mi veniva voglia di strangolarlo, a causa del suo modo di fare così arrogante e fastidioso.
Più che la storia, ciò che mi ha davvero colpita del romanzo è la figura di Jane. Anche se tuttora continua a esistere la disparità tra generi, sicuramente noi, donne moderne, abbiamo molta più libertà di quella che le donne avevano ai tempi del romanzo. Per noi donne occidentali del XXI secolo può sembrare normale esprimere il nostro parere e controbattere a ciò che ci viene detto, però dobbiamo ricordarci che nel XIX secolo il mondo funzionava diversamente, ovvero l’uomo parlava e la donna ascoltava. Eppure, Jane Eyre non è capace di conformarsi a questo schema, è troppo brillante per essere messa a tacere e per acconsentire a tutto ciò che le viene ordinato di fare. La protagonista è sicuramente avanti sui tempi, è un’eroina cosciente di sè e delle sue potenzialità, pronta a liberare i suoi pensieri non appena ne ha la possibilità.
“I am no bird; and no net ensnares me: I am a free human being with an independent will.”
Jane Eyre non è un semplice romanzo di formazione, bensì è un cammino alla scoperta del cuore e della mente di una giovane donna capace di farsi valere per ciò che è davvero.
Fatemi sapere cosa ne pensate 🙂
Benedetta
Dovrei rileggerlo…ottima recensione