VCUC intervista… Antonio Venezia
Buongiorno a tutti!
Avete seguito la puntata sulla paura di VCUC on air? No? Allora potete (anzi, dovete) recuperarla QUI 😉
Durante la puntata Emme ha spiegato le basi psicologiche della paura, semplificando il discorso con molti esempi. Tra i temi affrontati hanno trovato spazio anche i serial killer, tra i quali possiamo citare Abbie Evans, protagonista dell’omonimo romanzo di Antonio Venezia, che è stato nostro ospite nella seconda parte della puntata.
Qui sotto trovate la versione scritta della sua intervista, il video è invece disponibile su YouTube.
1) Benvenuto su VCUC! Ti va di presentarti ai nostri lettori? Raccontaci chi è Antonio Venezia.
Buongiorno a tutti. Allora… da dove comincio… Sì, sono Antonio Venezia e cerco di essere uno scrittore. Ho cominciato a scrivere all’età di 13 anni, cominciando su alcuni forum appassionati di fantasy. La mia passione per la scrittura si è sviluppata nel tempo e durante gli anni, sono riuscito ad ampliare i generi trattati. Perciò, sono passato dal fantasy all’horror e al thriller. Ultimamente mi sto cimentando anche con il fantascientifico. Ho pubblicato il mio primo romanzo, Quotidiana Follia, nel 2015 e ho 4 romanzi all’attivo, tra cui un fantasy, un horror e un fantascientifico.
2) Visto che il tema della puntata di oggi è la paura, ora ci concentreremo proprio su questa emozione. Cos’è per te la paura?
La paura, secondo me, deriva semplicemente dall’ignoto, da ciò che non conosciamo. Un angolo buio fa paura ma, se ci avventuriamo al suo interno con una candela, magari ci accorgiamo che non è così terribile come sembra. Questa tesi si può applicare anche nella vita: abbiamo paura di tutto ciò che non conosciamo e questo, quasi sempre, porta a una chiusura mentale.
3) Quando e come è nato Abbie Evans? Hai tratto ispirazione da qualche evento o personaggio reale?
Quando scrissi Abbie Evans era il periodo in cui erano successi i primi scandali delle maestre che maltrattavano i bambini negli asilo e nelle scuole. Ricordo che ci fu un gran clamore, a giusta causa ovviamente. Rimasi molto colpito dall’accaduto e cercai di riflettere su cosa può spingere una persona ad arrivare a tanto. La maggior parte di quelle donne erano semplicemente frustrate dalla vita e sfogavano erroneamente il loro rancore su dei bimbi innocenti. A quel punto, mi è cominciato a girare in testa cosa scrivere: una donna a cui viene negata la maternità a causa delle percosse ricevute dal marito e che poi accetta di scendere a compromessi con un demone per avere un’altra possibilità. Ovviamente, nella vita, tutto ha un prezzo: il demone le chiede il sangue di dieci creature innocenti per donare vita al feto che porta in grembo. E la frustrazione per questa situazione trasforma Abbie in una serial killer di bambini, spietata e pronta a tutto per raggiungere il suo scopo.
4) In questo libro come costruisci la paura nel lettore?
E’ l’aspetto psicologico della faccenda a fare più paura, a mio avviso: il romanzo fa riflettere molto sulla fragilità dell’animo umano e su cosa siamo disposti a fare per raggiungere qualcosa di davvero importante per noi. Abbie cambia e da maestra amorevole e premurosa, diventa l’incubo peggiore per i suoi stessi alunni. Anche il mondo onirico è molto presente nel romanzo: i sogni, quelli spaventosi, sono molto più terrificanti della realtà.
5) Come ti sei sentito mentre stavi scrivendo una storia così cruda e drammatica?
I primi tempi ero preso dall’entusiasmo della stesura, perciò non davo molto peso alle sensazioni che il romanzo mi stava trasmettendo. A metà del percorso però ho cominciato ad avere un malessere interiore, perché mi ero sufficientemente immedesimato in uno dei genitori di quei poveri bimbi. Sono un padre e perciò ogni cosa che tocca la sfera infantile mi colpisce molto. Come a tutti, ovviamente.
6) Hai qualche progetto per il futuro? Stai lavorando ad altre opere?
Attualmente sto lavorando su una bilogia fantasy: il primo romanzo è stato pubblicato l’anno scorso e sto lavorando al seguito. In più ho qualche progetto a livello cinematografico in corso e spero vada in porto: scrivere soggetti e sceneggiature cinematografiche è molto più divertente di scrivere romanzi.
7) Ti va di salutarci con una citazione tratta da Abbie Evans?
Certo!
“Maestra, Tiffany vorrebbe venire alla lavagna!” urlò un bimbo mentre lei alzava la testa di scatto. Vide davanti a lei Tiffany Hill, vestita come la sera precedente. Le treccine e la bocca erano sporche di sangue aggrumato. Mostrava i denti in un ghigno orribile e i suoi occhi non avevano nulla di umano: piuttosto, sembravano delle piccole sfere bianche senza emozioni. Tiffany Hill si avviò alla lavagna e disegnò delle croci proprio dove Abbie aveva disegnato il prato fiorito. Alla fine, Abbie le contò sgomenta: erano dieci.
“Questo è un prato fiorito ed è qui che sono stata sepolta!” disse con una voce non sua, da demonio.
Ringraziamo Antonio per essere stato con noi. Se avete altre domande per lui, lasciatele pure nei commenti.